Più posti di lavoro grazie all’energia: ma non adesso, se ne riparla fra dieci anni

Sara Bracchetti

1 Febbraio 2023 - 11:53

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Secondo il rapporto congedato oggi dal Consiglio federale, la transizione energetica creerà un netto incremento del fabbisogno di personale. Al momento, però, gli effetti sull’occupazione restano ancora irrilevanti.

Più posti di lavoro grazie all'energia: ma non adesso, se ne riparla fra dieci anni

Fino a che punto la transizione energetica incide sull’economia? E in quale modo condiziona il mondo del lavoro e le prospettive future? Poco, secondo il rapporto congedato oggi dal Consiglio federale, secondo cui l’impatto della promozione delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica sull’occupazione è attualmente scarso. Gli effetti positivi ci saranno, ma sono a lungo termine, e prevalentemente circoscritti a settori specifici.

Emissioni zero: si va a rilento

Secondo gli studi effettuati dall’Ufficio federale dell’energia, dedicati in particolare agli effetti delle Prospettive energetiche 2050+, l’economia svizzera è destinata a crescere, nonostante le difficoltà create dalla politica climatica e dalla necessità di ageguarsi a nuovi standard. Il riferimento è soprattutto all’obiettivo delle emissioni nette pari a zero, dove i settori dell’edilizia e dell’energia beneficiano dei maggiori investimenti relativi all’efficienza energetica e alle energie rinnovabili. Diverso il discorso, invece, là dove le emissioni di gas serra sono più importanti; in questo caso, l’occupazione è inferiore a quanto auspicato, nonostante si stia procedendo effettivamente a rilento. Pare infatti che non sia raggiungibile, entro il 2050, lo scenario delle emissioni zero.

Il fotovoltaico fa da traino

In futuro, l’occupazione potrebbe però beneficiare di un netto incremento del fabbisogno di manodopera, pari a circa 16.500 equivalenti a tempo pieno nel 2035 e 15.500 nel 2050. Quanto ai settori delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, nel 2035 il fabbisogno di manodopera crescerà rispettivamente di 22.000 (2035) e 24.000 ( 2050), grazie in particolare al fotovoltaico e alla necessità di manodopera per le installazioni. Da non trascurare nemmeno la diffusione delle pompe di calore e delle reti di calore. Di contro, l’eliminazione degli impianti a combustione fossile avrà effetti negativi sull’occupazione nel settore del calore.

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