ITALIA Tasso di povertà in aumento. Ma anche in Svizzera non è tutto rose e fiori

Matteo Casari

19/10/2022

19/10/2022 - 12:48

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Nella penisola italiana, i poveri sono in costante aumento. La situazione non tanto diversa in Svizzera, così come nel resto del mondo.

ITALIA Tasso di povertà in aumento. Ma anche in Svizzera non è tutto rose e fiori

La quantità di poveri in diversi Paesi del mondo sta aumentando. Negli ultimi decenni il tasso di povertà è aumentato in molti contesti. Uno degli esempi più rappresentativi è l’Italia, ma anche in Stati con economie solide come la Svizzera il fenomeno sta peggiorando.

Sempre più poveri in Italia

Negli ultimi 14 anni, in Italia, il numero di persone in povertà assoluta è passato da 1,8 milioni a 5,6 milioni (9,4% della popolazione), un dato che si è più che triplicato. 1,4 milioni di questi ha meno di 18 anni. E con lo scenario di forte crisi economica e di inflazione degli ultimi tempi, il dato è destinato a peggiorare. Non è bastato nemmeno introdurre il reddito di cittadinanza, che dalla sua istituzione a oggi, è riuscito a raggiunge meno della metà dei poveri italiani.
Dai dati Istat emerge che i percettori sono per lo più single e abitanti del Mezzogiorno, ma risultano penalizzate famiglie numerose, straniere e italiani del Centro-Nord.
Complessivamente, nel 59% dei casi la povertà è ereditata dalla famiglia di origine. Mentre è in costante aumento la povertà assoluta in famiglie dove la persona di riferimento lavora: oggi sono il 7%, rispetto al 3,1% del 2011. Percentuale che sale al 13,3% (contro il 6,1% del 2011) in quelle famiglie in cui chi lavora è un operaio.

In aumento la povertà nel mondo

Il peggioramento di questi dati nella penisola, fa in realtà parte di un quadro globale in cui la lotta alla povertà ha subito un’importante battuta d’arresto negli ultimi anni.
Se da una parte è vero che nel mondo sono aumentati il numero di persone ricche, con 5,2 milioni di nuovi milionari nel 2021, dall’altra, secondo la Banca Mondiale, a partire dal 2020 si è registrato il primo aumento di cittadini poveri nel mondo per la prima volta in oltre vent’anni.
Sebbene la povertà globale sia poi tornata a diminuire leggermente dopo la pandemia, si stima che quest’anno decine di milioni di persone potrebbero ricadere in condizioni di estrema povertà, rispetto a quanto si prospettava in precedenza. Questo principalmente a causa degli effetti persistenti della guerra in Ucraina e dell’aumento dell’inflazione. Ciò è in netto contrasto con la fascia dei più ricchi del mondo, nonostante anche questi non sono del tutto immuni da questi fattori.
In un rapporto di Credit Suisse, l’anno scorso la quota di ricchezza del top 1% globale è aumentata per il secondo anno consecutivo. Nel 2021 questi individui rappresentavano ben il 45,6% della ricchezza mondiale.

La Svizzera non fa eccezione

La Svizzera è generalmente considerata uno degli stati più ricchi al mondo, e di conseguenza si può considera un ambiente con un tasso di povertà molto basso, se non nullo. In realtà, nonostante gli stipendi medi siano i più alti del mondo, l’elevato costo della vita rende comunque non semplice mantenere un tenore di vita elevato.
Ne sono una prova i dati sulla povertà nella Confederazione. Attualmente il tasso di povertà in Svizzera è dell’8,7%, un dato non così lontano da quello dei vicini italiani. Tra il 2007 e il 2013 il tasso di povertà è sceso dal 9,3% al 5,9%, ma dal 2014 (6,7%) è di nuovo in crescita. Il 4,2% delle persone occupate in Svizzera, ovvero 158mila persone, si trova in condizioni di povertà.
Nel confronto europeo, la soglia di rischio di povertà in Svizzera, espressa in standard di potere d’acquisto, è tra le più alte in Europa, dopo Lussemburgo e Norvegia. Per quanto riguarda il tasso di rischio di povertà nel 2020, varia a livello europeo tra il 23,8% (Bulgaria) e il 9,5% (Repubblica Ceca). La Svizzera (15,5%) si colloca al di sotto della media europea (Ue: 16,6%). Tra i Paesi limitrofi, il tasso di rischio di povertà è del 13,8% in Francia, del 13,9% in Austria, del 16,1% in Germania e del 20,0% in Italia.

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