Guerra e caro gasolio: l’industria dei trasporti tedesca avverte: "Così rischiamo il fallimento"

Chiara De Carli

10/03/2022

10/03/2022 - 17:33

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Se l’andamento prosegue in questa direzione, presto a pagarne saranno economia e cittadini. L’aumento di prezzi si rifletterà sui prodotti di uso quotidiano.

Guerra e caro gasolio: l'industria dei trasporti tedesca avverte: "Così rischiamo il fallimento"

Nella baraonda della corsa ai rincari, non è solo il costo del carburante alle stazioni di benzina a spaventare. Questa situazione pone in allarme i servizi di logistica di tutta Europa, già alle prese con gli effetti legati alla guerra.
È così anche per la Germania. Negli ultimi giorni infatti Dirk Engelhardt, portavoce dell’Associazione federale per il trasporto su strada la logistica e lo smaltimento (BGL) si è rivolto alla stampa tedesca spiegando la situazione. Nei suoi interventi ha sottolineato le difficoltà che piccole e medie imprese stanno affrontando a causa della guerra in Ucraina e dell’esplosione dei prezzi del carburante. Condizioni che stanno trascinando un intero settore verso il default. Stando alle informazioni raccolte, diverse aziende di trasporto avrebbero raggiunto il limite finanziario. "C’è il rischio di un’ondata di insolvenze nel settore della logistica dei trasporti tedesca", ha ribadito Engelhardt. Se l’andamento prosegue in questa direzione, presto a pagarne saranno economia e cittadini, perché l’aumento di prezzi e insolvenze si rifletteranno in prodotti di uso quotidiano.

Rimborso diesel commerciale

Mercoledì scorso, le associazioni del settore logistica e autobus in Germania già avevano avvertito: il costo del carburante sta diventando sempre più importante. Per questo hanno chiesto al governo tedesco di introdurre temporaneamente o un diesel più economico o un rimborso per il diesel a uso commerciale. Una prospettiva che sarà adottata anche da altri Paesi: Spagna, Francia e Italia.

Mancano i camionisti

Stando all’agenzia Routers, il settore della logistica in Europa, oltre al rincaro del carburante, è esacerbato dalla carenza di personale. A causa della guerra in Ucraina, BGL segnala la perdita di oltre 100’000 camionisti ucraini. Per via degli arruolamenti sono assenti dalle compagnie di trasporto polacche e lituane. Secondo i dati del 2021, almeno il 7% dei camion utilizzati in Germania era guidato da conducenti ucraini.
In Germania mancano dai 60’000 agli 80’000 autisti di camion, un divario che ogni anno cresce di 15’000. Solitamente si faceva appello al personale proveniente dall’Est Europa poiché i conducenti provenienti dall’Europa orientale sono merce rara.

Quadro complesso

Ne deriva dunque un quadro complesso, in cui il conflitto ha portato seri impatti su tutti i tipi di trasporto merci: marittimo, ferroviario e aereo. Il che ha aggravato la distribuzione di materiali per settori produttori di mezzi per il trasporto, quale il comparto automobilistico e dei pneumatici. Già in crisi prima della guerra, per via della fornitura di materie prime ridotta.

Caos commerciale

Rincaro del carburante, penuria di materie prime e difficoltà nella logistica comportano problemi alla fabbricazione di auto e accessori per la mobilità. Le case automobilistiche tedesche come Porsche, Volkswagen e BMW, il produttore di camion MAN hanno ridotto la produzione a causa della crisi della regione. Oltre a questo, l’invasione russa ha costretto i fornitori ucraini di cablaggi, una parte vitale delle automobili, a chiudere. Essendo una parte essenziale per la realizzazione di nuove auto, diverse produzioni sono state sospese. È il caso del gruppo Volkswagen che ha dovuto rinunciare momentaneamente al modello elettrico Taycan. Mancando le componenti basilari – ha dichiarato la società – le auto non potevano essere costruite.
Anche Michelin è in allarme. Il produttore francese di pneumatici ha fatto sapere di dover interrompere temporaneamente per motivi logistici la produzione in alcuni stabilimenti europei. In una nota il gruppo ha dichiarato: «Per ottimizzare le operazioni e adattarsi alla gestione dei flussi, il gruppo ha deciso di fermare la produzione di alcuni stabilimenti in Europa, per qualche giorno, nel corso delle prossime settimane».

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