Petrolio russo: ecco il price cap a 60 dollari al barile. E i futures tornano a salire

Chiara De Carli

5 Dicembre 2022 - 11:03

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Complice l’allentamento delle misure anti Covid in Cina, nella notte i prezzi di Brent e Wti hanno registrato un balzo in avanti del 2%. Intanto domenica l’Opec+ ha deciso di non aumentare la produzione di greggio, osservato speciale quello russo per via del price cap imposto dall’Ue in vigore da oggi.

Petrolio russo: ecco il price cap a 60 dollari al barile. E i futures tornano a salire

Il prezzo del petrolio torna a salire, all’indomani della riunione dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e alleati (Opec+), tra cui anche la Russia. Durante l’incontro online è stato stato concordato di mantenere invariata la produzione di petrolio a 2 milioni di barili al giorno, quota già stabilita a novembre che rimane valida fino al 2023. Sorvegliato speciale, il greggio russo in quanto a partire da lunedì 5 dicembre entrerà in vigore il price cap di 60 dollari al barile deciso dai ventisette Stati dell’Unione europea (Ue), per privare Mosca di una delle principali fonti di finanziamento della guerra contro l’Ucraina.
Il meccanismo approvato dall’Ue prevede un tetto del 5% inferiore al prezzo di mercato che comunque deve rimanere superiore ai prezzi di produzione, per scoraggiare la Russia di improvvisi tagli alle forniture. Mosca dal canto suo ha già fatto sapere che preferirebbe sospendere la produzione, piuttosto che vendere petrolio a chiunque adotto il limite fissato.

Price cap di 60 dollari al barile

L’accordo era stato siglato il primo dicembre dagli ambasciatori dei Paesi membri dell’Ue a Bruxelles, Polonia esclusa, che ha dato il suo consenso il giorno successivo.
Il tetto al prezzo del petrolio sarà applicato al costo del petrolio russo venduto in Stati terzi e si aggiunge all’embargo già disposto dall’Ue, eccezion fatta per il greggio che arrivata tramite l’oleodotto a favore dell’Ungheria. Saranno vietate la maggior parte delle importazioni marittime di greggio russo e sarà impedito di utilizzare i servizi di spedizione o assicurazione della regione per gli acquisti di petrolio dalla Russia, a meno che non lo faccia al di sotto del prezzo fissato di 60 dollari al barile.

Balzo in avanti del prezzo del greggio

Intanto nelle prime ore di questo lunedì, il prezzo del petrolio ha subito un balzo del 2%, complice l’allentamento delle misure anti Covid in Cina. Il Brent è arrivato a 87,5 dollari al barile, il Wti a 82,10 dollari al barile. I prezzi sono scesi per poi risalire nuovamente e segnare, nel cuore della mattinata, rispettivamente 87,03 dollari al barile (+1,74%) e 81.75 dollari al barile (+1,16%).

Investitori incerti sulla domanda globale

Come si legge su Money.it, i trader si aspettano ancora che le esportazioni di petrolio della Russia diminuiscano nei prossimi mesi, poiché probabilmente Mosca è a corto di navi e potrebbe avere difficoltà a trovare un numero sufficiente di nuovi acquirenti al di fuori dell’Ue.
L’andamento del prezzo del petrolio per il 2023, potrà essere determinato dal calo dell’export del greggio russo. I produttori come Opec+ sono anche preoccupati per il rallentamento della domanda, se le grandi economie dovessero entrare in recessione.
Helima Croft, ex analista della CIA ora presso RBC Capital Markets, ha dichiarato: «Semplicemente non sappiamo se il prezzo massimo verrà lanciato come previsto ed eviterà un’interruzione del mercato o se Mosca ha in serbo qualcosa di più dirompente».

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# OPEC

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