Operatori culturali: nel 2022 la disoccupazione è scesa al 3,4%

Chiara De Carli

11/05/2023

11/05/2023 - 10:27

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Secondo i dati dell’Ust, nel 2021 era al 4%.

Operatori culturali: nel 2022 la disoccupazione è scesa al 3,4%

La ripresa post-pandemia ha aiutato il settore della cultura. Nel 2022, la Svizzera ha contato infatti 267’831 operatori culturali, con un tasso di disoccupazione del 3,4%, ai sensi dell’ILO. Lo ha rivelato questa mattina l’Ufficio federale di statistica (Ust) con un comunicato stampa in cui ha spiegato che nel 2021 gli operatori culturali senza lavoro erano al 4%. L’anno scorso, inoltre, il 27% degli operatori culturali assunti era indipendente, ovvero quasi il doppio rispetto all’economia nel suo complesso.

Operatori culturali: in quale settore lavorano?

Nel settore si distinguono tre categorie: quelli che esercitano una professione culturale nel ramo della cultura (p. es. musicista in un’orchestra, che nel 2022 rappresentavano il 29,4% degli operatori culturali); quelli che esercitano un lavoro non culturale nel settore della cultura (p. es. contabile di un museo; 34,7%); e quelli che esercitano un mestiere culturale al di fuori del settore della cultura (p. es. grafico presso una banca; 35,9%). Quasi due terzi degli operatori culturali (64,1%) lavoravano quindi nel settore della cultura vero e proprio.

Settore della cultura

Nel settore della cultura, gli ambiti che possono contare sul maggior numero di operatori sono quello dell’architettura (48 557 persone), quello dell’editoria (34 025), quello delle arti visive (20 792) e quello audiovisivo e multimediale (14 571). Il 27,0% degli operatori culturali lavora come indipendente, una quota che supera quasi di due volte quella rilevata per l’economia nel suo complesso (13,8%).

Operatori culturali: tasso di disoccupazione

Attestandosi attualmente al 3,4%, la quota di operatori culturali disoccupati ai sensi dell’Ufficio internazionale del Lavoro (ILO) è calata rispetto al 2021 (4,0%) e al 2020 (3,8%), fatto che denota un ritorno ai livelli precedenti la pandemia di COVID-19 (2019: 3,2%). Tale quota è inoltre inferiore a quella registrata per l’intera economia (2022: 4,3%).

Per la maggior parte di nazionalità svizzera

Quasi 8 operatori culturali su 10 (78,7%) sono di nazionalità svizzera, proporzione maggiore rispetto a quella dell’economia nel complesso (72,3%). Ne consegue che solo poco più di un operatore culturale su cinque (21,3%) è di nazionalità straniera (contro il 27,7% di tutta l’economia). Se si prende in considerazione solamente il settore della cultura vero e proprio, questa quota (18,7%) è ancora più bassa in confronto a quella degli operatori culturali che lavorano al di fuori di tale settore (25,9%).
La quota di forza lavoro culturale straniera è maggiore nella Svizzera italiana (26,0%) rispetto a quella della Svizzera francese (22,8%) o della Svizzera tedesca (20,4%). Queste persone provengono principalmente dall’Europa settentrionale e occidentale (9,7% degli operatori culturali), e in misura minore dall’Europa sudoccidentale (6,0%) o dall’Europa orientale e sudorientale (2,7%). Nel settore della cultura, gli operatori culturali di nazionalità straniera sono attivi soprattutto nell’ambito delle arti sceniche (24,3%) e dell’architettura (23,1%), ovvero molto più che nell’ambito audiovisivo e multimediale (9,9%) o in quello degli archivi e delle biblioteche (9,8%).

Oltre un terzo degli operatori culturali ha un passato migratorio

Solo un terzo delle persone con passato migratorio ha la nazionalità svizzera. Il 36,1% degli operatori culturali ha un passato migratorio (quota leggermente inferiore a quella rilevata per il totale dell’economia: 42,7%); di questi, poco più di tre quarti sono di prima generazione e quasi un quarto appartiene alla seconda generazione. La quota di persone con passato migratorio è maggiore tra gli operatori culturali che lavorano al di fuori del settore della cultura (41,6%) rispetto a quella rilevata per il settore della cultura (33,0%). In questo caso, però, la quota è particolarmente elevata nell’ambito delle arti sceniche (42,3%). Gli operatori culturali con passato migratorio sono maggiormente attivi nei Comuni urbani (38,7%) che in quelli intermedi (30,5%) o rurali (26,9%).

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