Sabotaggio Nord Stream, ora la Russia rimpalla le accuse agli Usa

Chiara De Carli

29/09/2022

29/09/2022 - 10:13

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Mosca ha aperto un’inchiesta per terrorismo internazionale, ottenendo la riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu per venerdì.

Sabotaggio Nord Stream, ora la Russia rimpalla le accuse agli Usa

Le ipotesi sembrano ormai tramutarsi in certezze: i gasdotti Nord Stream 1 e 2 sono stati sabotati. Stando alle ultime informazioni, le falle create nei tubi sono quattro e non tre e potrebbero renderli non riutilizzabili per sempre. Sarebbero stati manomessi da un attacco, sferrato dall’interno o dall’esterno. Da capire come siano state create, con l’uso di sommozzatori, droni subacquei o ancora delle cariche esplosive piazzate e poi attivate attraverso imput sonori; infine potrebbe essere stato attaccato con un sommergibile. Nel frattempo Russia e Stati Uniti continuano a rimpallarsi le accuse. Mosca ha aperto un’inchiesta per terrorismo internazionale e venerdì il Consiglio di sicurezza dell’Onu si riunirà per discutere dell’accaduto. Svezia e Danimarca, incaricate di condurre le indagini, hanno ricevuto l’incarico di fornire le informazioni in merito ai membri delle Nazioni Unite.

Le perdite sarebbero quattro

Secondo l’agenzia danese per l’Energia, oltre la metà del gas contenuto nel Nord Stream si è già disperso nell’atmosfera e il resto uscirà entro domenica. In questo modo, ha spiegato il ministro della Difesa danese Morten Bodskov, con l’esaurimento del gas sarà possibile scendere in profondità per verificare cosa realmente sia accaduto.
Una fonte della Guardia Costiera di Stoccolma, sentita dall’emittente svedese Svt, ha reso noto il numero effettivo di falle nei due gasdotti Nord Stream. Stando alla fonte, due falle si trovano nella zona economica svedese e due in quella danese. La quarta rottura non è stata individuata successivamente ma, spiega la fonte, c’è stata confusione nella localizzazione delle perdite.

Mosca accusa gli Stati Uniti

Da Mosca è intervenuto nelle scorse ore il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, sostenendo che il Nord Stream fosse pieno di gas «molto costoso» e di proprietà russa, dichiarando che se non fosse stato per i danni subiti «il sistema sarebbe stato pronto a pomparlo». A quale scopo la Russia si sarebbe inflitta un danno così grave? La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, punta il dito contro il presidente americano Joe Biden, invitandolo a chiarire il ruolo degli Usa nella vicenda. Il 7 febbraio scorso, il presidente Usa aveva dichiarato: «Se la Russia invade, non ci sarà più un Nord Stream 2. Metteremo fine a questo». E alla domanda del cronista: «Come farete esattamente, visto che il progetto è sotto controllo della Germania?», Biden aveva risposto: «Vi garantisco che saremo in grado di farlo».

Il Tweet emblematico

Il Daily Telegraph sostiene che a innescare le cariche esplosive, piazzate mesi prima, potrebbero essere stati alcuni segnali sonori attivati a distanza, da imbarcazioni o aerei. Ad avvalorare l’ipotesi, le prime immagini che hanno mostrato delle esplosioni contemporanee. Per questo non si può escludere l’utilizzo di droni subacquei che sarebbero stati inviati sui quattro diversi punti, nello stesso momento. Sempre secondo il quotidiano inglese, a manomettere il gasdotto sarebbe stato il servizio militare russo (il Gru), utilizzando il sottomarino spia Belgorod. Nel frattempo, la Russia punta il dito contro la Polonia. Sostenuta da un tweet dell’eurodeputato Radek Sikorski del 27 settembre, in cui ha pubblicato una fotografia del Mar Baltico con in superficie la schiuma provocato dalla fuoriuscita di metano, con scritto “Thank you Usa”.

Navi russe al largo della zona

La Cnn ha poi diffuso la notizia che due funzionari dell’intelligence europea hanno avvistato tra lunedì e martedì due navi di supporto della Marina russa, in prossimità delle perdite dei gasdotti Nord Stream. Da chiarire se abbiano a che fare con le esplosioni. Inoltre, uno dei funzionari dell’intelligence ha detto che settimana scorsa sono stati osservati sottomarini russi non lontani dalle aree incriminate. Tuttavia, siccome le navi russe operano abitualmente nell’area, la loro presenza non indica necessariamente che siano le responsabili dell’attacco.

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