Scarpe nuove? Siate pronti a pagarle care: in un anno sono cresciute fin del 30%

Sara Bracchetti

22 Febbraio 2023 - 11:15

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Le calzature fanno da eccezione in un quadro inflazionario nettamente al di sotto rispetto agli standard europei: gli incrementi sono dell’8% in media. Sneaker, infradito e stivali di gomma i prodotti più costosi, secondo Digitec Galaxus.

Scarpe nuove? Siate pronti a pagarle care: in un anno sono cresciute fin del 30%

Difficile immaginare che potessero costare così care. In un Paese, come la Svizzera, che rispetto all’Europa può chiamarsi isola felice, dove l’inflazione cresce ma in misura assolutamente modesta rispetto al 9,3% dell’Europa, dato Eurostat, nessuno avrebbe ipotizzato forse che qualche prodotto, di necessità non prima, potesse competere con l’inflelice percentuale europea. Fino a che non sono giunte le statistiche a offrire la verità amara, che va a colpire gli amanti delle scarpe: pagate il 7,6% in più rispetto a un anno fa, secondo i dati del rivenditore online Galaxus Digitec. Figurarsi poi in negozio; anzi, meglio di no.

Sneaker, infradito e stivali di gomma al "top"

I rincari più significativi, in rapporto alla mole di domanda, riguarda le sneaker, addirittura cresciute in media del 20% - 19,4% per amor di precisione - con picchi del 30% quando si entra nello specifico: per esempio, le Vans Classic Slip-On taglia 43, vendute a oltre un terzo in più nel mese di febbraio. A dare numeri ancora più alti sono però le infradito, +24,4% e gli stivali di gomma, +22,2%. Unica eccezione le espadrillas, in calo rispetto a dodici mesi fa, anche a causa di una domanda quasi nulla.

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Inflazione e commercio online

Le scarpe fanno dunque da traino al negativo nel commercio al dettaglio online, infine colpito dall’inflazione dopo un primo periodo in cui era riuscito a restarne pressocché esente. A gennaio l’incremento registrato da Galaxus Digitec è stato pari allo 0,8%, secondo un’analisi che ha preso in esame ogni tipologia di prodotto in assortimento, compresi peluche e cibo per gatti. Una percentuale che comunque ha poco a che vedere con lo shopping delle scarpe, dove gli aumenti sono tutt’altro che trascurabili.

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I motivi: meno materie prime e più care

Quale la ragione, dunque, che determina il divario? Non una, ma quattro, secondo Lina Friedrich, Category Business Manager di Galaxus responsabile della gamma di calzature: «In primo luogo, praticamente tutti i marchi hanno aumentato i prezzi perché le materie prime sono diventate scarse e di conseguenza costose». Materiali per lo più sintetici, come plastica, reti di nylon, poliestere e schiuma di poliuretano: secondo la piattaforma industriale Kunststoff Information, l’incremento della plastica ha toccato il 58,6% nel 2021 e un altro 9,3% nel 2022. Per quanto riguarda le materie prime naturali, come la gomma o il cotone, «i produttori hanno avuto difficoltà a reperire sufficienti materie prime di alta qualità».

Offerta inferiore alla domanda

Inoltre, secondo quanto afferma la Footwear Distributors and Retailers of America, negli ultimi mesi molte aziende non sono state in grado di soddisfare la domanda. Questo, per via della legge della domanda e dell’offerta, ha contribuito a un aumento dei prezzi che ora, però, dovrebbe tendere a stabilizzarsi. I prezzi della plastica, ad esempio, al momento sono inferiori di circa il 16% rispetto all’anno scorso.

Secondo motivo: posizionamento dei marchi

Da non sottovalutare anche l’azione dei marchi «che si sono posizionati ad un prezzo più alto», continua Friedrich. «Il loro obiettivo è generare maggiori profitti con un gruppo target più piccolo, ma più ricco». Una strategia il cui successo viene confermato in Svizzera, dove la clientela Galaxus ha acquistato quasi il 29% in più di scarpe nel gennaio 2023 rispetto al gennaio 2022, nonostante l’inflazione.

Terza causa: l’obiettivo sostenibilità

Ha un prezzo, scaricato sul consumatore, anche la tanto celebrata sostenibilità: «Se le aziende passano al cotone organico, al poliestere riciclato o alla pelle conciata senza cromo, questo comporta un aumento dei costi». Una tendenza ormai così marcata che le concerie certificate con il marchio ambientale Leather Working Group sono completamente in overbooking. «La domanda di materiali più sostenibili supera di gran lunga l’offerta».

La buona notizia: il trasporto costa meno

La quarta e ultima ragione citata da Friedrich riguarda la conservazione delle scorte: «Nel gennaio 2022, i rivenditori svizzeri avevano troppe scarpe in magazzino e volevano liberarsene tramite svendite». A far da contraltare agli incrementi c’è però una buona notizia: secondo Freightos, piattaforma di prenotazione e pagamento per il trasporto internazionale, è in calo il costo dei trasporti, con prezzi dei container tornati ai livelli pre-pandemici.

La cattiva notizia: indietro non si torna

Dunque i prezzi delle scarpe potrebbero scendere? «Non credo: i prezzi delle materie prime sono ancora alti». Questo dato, unito al fatto che molti produttori si stanno spostando dall’Asia all’Europa per una produzione più sostenibile, vanifica ogni possibile decremento. «Ho inoltre l’impressione che i proprietari dei marchi vogliano mantenere i prezzi alti: considerano il prezzo come un’affermazione del valore dei loro prodotti. Ecco perché rendono deliberatamente alcuni modelli più costosi, anche se i costi di produzione sono eventualmente diminuiti».

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