Ignazio Cassis a Lugano, il discorso in piazza della Riforma: oggi festeggiamo la pluralità del nostro Paese

Chiara De Carli

14/09/2022

14/09/2022 - 16:22

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Partito da Berna dopo la seduta del Consiglio federale, è atteso alle 15.15 in piazza della Riforma per l’incontro con la popolazione.

Ignazio Cassis a Lugano, il discorso in piazza della Riforma: oggi festeggiamo la pluralità del nostro Paese

Poco dopo le 15, il treno partito da Berna con a bordo il presidente della Confederazione, Ignazio Cassis, è arrivato in stazione a Lugano, dopo aver sostato ad Airolo, Biasca e Bellizona, dove ha incontrato il sindaco Mario Branda, Claudio Zali e Manuele Bertoli. Mentre gli altri rappresentanti del Consiglio di Stato erano già sul treno partito dalla capitale svizzera.
Ad accoglierlo a destinazione, le autorità municipali e il sindaco della città Michele Foletti, con i quali si è intrattenuto insieme al consigliere federale Guy Parmelin.
In sottofondo, la musica dei corni svizzeri che hanno ricevuto il presidente e la delegazione, diretti poi in corteo alla volta della cattedrale di San Lorenzo. Ultima tappa, piazza della Riforma, per festeggiare insieme alla popolazione.

Discorso di Ignazio Cassis, presidente della Confederazione

Dopo gli interventi del sindaco della città di Lugano, Michele Foletti, e del presidente del Consiglio di Stato, Claudio Zali, è intervenuto il presidente Cassis che ha tenuto il suo discorso in italiano, francese, tedesco e romancio a rappresentanza della pluralità della Svizzera. Più volte nel suo discorso ha ribadito: «La Svizzera ha più cuori che battono tutti insieme». «Noi tutti - ha sottolineato - siamo una democrazia quella democrazia che è il motore del Paese» e ha invitato «l’intera Svizzera italiana» a sentirsi protagonista di questa festa, a 24 anni dopo l’ultima festa in onore di un presidente della confederazione italofono», perché «oggi festeggiamo la pluralità del nostro Paese, festeggiamo quel collante che ci unisce anche se parliamo, ma soprattutto ridiamo e sogniamo in lingue diverse». E ha concluso dicendo: «Non diamo mai per scontati i beni Preziosi come democrazia, libertà e responsabilità di partecipare al disegno del nostro Paese», invitando i politici «all’ascolto gli uni degli altri. Prendiamoci anche il tempo di stare in silenzio, per poter ascoltare per ascoltare gli altri. Non gridiamo, perché gridando non possiamo sentirci, ma restiamo insieme uniti. Grazie e lunga vita alla Svizzera».

Il discorso di Claudio Zali, presidente del Consiglio di Stato

Tra aneddoti personali e politici, Zali rimarca: «Nel nostro Cantone mancava da più di vent’anni un nostro concittadino alla carica di massimo prestigio e di massima visibilità nelle istituzioni della nostra democrazia diretta». «Il Ticino è riuscito a spingersi oltre e a varcare la porta dell’Esecutivo federale democrazia diretta si mantenga aperta alle persone che vogliono dare un contributo al bene comune».

Il discorso del sindaco di Lugano

«La città di Lugano e il Canton Ticino hanno potuto sperimentare un
presidente umano, empatico e consapevole di quanto la pluralità sono importanti. Ti ringrazio per aver portato Lugano nel cuore dell’agenda politica nazionale e internazionale».

Riconosce poi che al centro della politica del presidente «c’è la volontà di promuovere e sostenere la pluralità, l’unità e la riconciliazione del nostro federalismo, un garante della convivenza tra aspetti diversi di un’unica entità e dando uguale valore alle quattro regioni lingue e culture svizzere nel rispetto delle diverse aspirazioni degli individui, ma anche delle collettività» E conclude: «Grazie di tutto, Lugano è fiera di averti come presidente e di essere parte di questo tuo viaggio».

Il commento all’inizio del viaggio

Un anno fa le celebrazioni erano state impedite per via dall’ondata di coronavirus, oggi la situazione è migliorata dal punto di vista sanitario, mentre all’orizzonte si scrutano nubi nere per l’economia. Ai microfoni della Rsi, Cassis, all’inizio del suo viaggio questa mattina, ha commentato: «Improbabile immaginare un anno più difficile. Con due crisi che si accavallano, una pandemia e una guerra di cui stiamo avvertendo le conseguenze, almeno indirette».

Le tensioni si avvertono dalla popolazione ai politici

«C’è grande nervosismo nella popolazione, nel Parlamento e nel Consiglio federale, ma anche un anno in cui si sente la necessità di avere un presidente che dia un segnale positivo alla coesione del nostro Paese. Sono soddisfatto di quanto svolto in queste situazioni estremamente difficili. Il nervosismo lo si sente nelle critiche, ma se guardiamo con occhi obiettivi, direi che la Svizzera è gestita molto bene».

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