Giornata mondiale dell’ambiente: riciclare la plastica? Ecco perché è un falso mito

Chiara De Carli

05/06/2023

05/06/2023 - 17:06

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Il tema della 51esima Giornata mondiale dell’ambiente è l’eliminazione della plastica. Ecco perché dobbiamo ridurne il suo uso.

Giornata mondiale dell'ambiente: riciclare la plastica? Ecco perché è un falso mito

#BeatPlasticPollution è l’hashtag, nonché il tema scelto, per sensibilizzare popolazione, governi e imprese in occasione della 51esima Giornata mondiale dell’ambiente.
La ricorrenza è un’occasione per ricordare che l’azione da parte di tutti è fondamentale per contrastare il problema della plastica. Così come è urgente un intervento governativo e delle imprese per tagliare drasticamente la sua dispersione nell’ambiente.
I problemi legati a questo materiale, sotto certi aspetti così prezioso e intelligente, sono diversi. Tuttavia, benché si tratti di un polimero estremamente efficiente e benché diversi studi abbiano dimostrato che se riciclato correttamente sia il packaging più ecologico per l’industria alimentare e cosmetica, rimane uno dei materiali più inquinanti del mondo reale.

Perché la plastica inquina?

Degli studi sull’analisi del ciclo di vita, il cosiddetto life cycle analysis (LCA), hanno mostrato come l’elevato peso specifico del vetro (2,5g/cm3) implica una maggiore spesa energetica, sia in fase di logistica che di trasporto, così come per alte temperature necessarie per la sua fusione in fase di produzione e riciclo che si aggirano attorno a 1000-1600°C. Il PET, a confronto, pesa molto meno, 1,3g/cm3 e richiede «solamente» una temperatura di 260°C per raggiungere la sua fusione. Uno studio pubblicato su The International Journal of Life Cycle Assessment sostiene che per abbassare l’impronta di carbonio di una bottiglia di vetro al livello di quella della bottiglia di plastica usa e getta, debba essere riutilizzata almeno tre volte. Ma se la bottiglia di plastica viene riciclata, allora dovrà essere riutilizzata almeno venti volte.
Insomma, il problema della plastica non è tanto da ricondurre al suo ciclo di vita, quanto alla sua morte o al suo riciclo.

Giornata mondiale dell’ambiente: ancora troppa plastica non può essere riciclata

In Europa, le più recenti statistiche risalenti al 2020, il tasso di riciclo della plastica è pari al 42%. In Svizzera, secondo i dati pubblicati da Ocean Care il gennaio scorso, l’85-90% dei 127 kg di spazzatura di plastica prodotti per persona ogni anno, una volta raccolti vengono inceneriti.
Nel mondo le tonnellate salgono complessivamente a 430 milioni prodotte ogni anno, di cui i due terzi derivano da plastica usa e getta. I costi sociali ed economici dell’inquinamento causato dalla plastica raggiungono i 600 miliardi di dollari all’anno.

Isola di plastica al largo del Pacifico

Intanto, al lago del Pacifico, l’isola di plastica continua ad allargarsi. Uno studio diffuso nel settembre 2022 su Nature, realizzato dai ricercatori dell’organizzazione no profit The Ocean Cleanup, sono riusciti a tracciare la provenienza dei pezzi di plastica che compongono questa nuova entità. L’isola comprende 80 mila tonnellate di plastica: reti, secchi, boe, taniche e galleggianti. Sono per la maggior parte oggetti utilizzati per la pesca e provenienti da Cina, Giappone, Corea, Usa e Taiwan.
Gli scienziati sono riusciti a risalire ai luoghi di provenienza grazie a loghi, lingua utilizzata, indirizzo o numero di telefono, qualsiasi indizio presente sull’etichetta.

Paesi poveri discarica dei ricchi

Elementi utilizzati anche nelle inchieste giornalistiche o delle ong che puntano a scoperchiare il grande traffico di rifiuti che si nasconde dietro al riciclo di plastica. Un discorso che vale anche per gli Stati più virtuosi, dove la raccolta differenziata funziona meglio che in Svizzera. Il portale Usa Consumer Reports (CR) aveva mostrato in una indagine del 2018 che, all’effettivo, la plastica riciclabile era una quota molto inferiore a quella che si butta nel cassonetto. E dunque, quando la plastica non può essere riciclata, viene incenerita o dispersa nell’ambiente, seppellendola o trasportata in altri luoghi.

Plastica non riciclata inviata ai Paesi poveri

Tra il 1990 e il 2017, secondo i dati diffusi da Greenpeace dagli Stati Uniti e dall’Europa sono partite complessivamente 172 tonnellate di plastica, pronti per travolgere 33 Paesi africani. Ma non solo. Da quando la Cina nel 2018 ha deciso di chiudere con l’importazione della spazzatura europea, Thailandia, Turchia e Vietnam sono le nuove frontiere dei rifiuti. In modo particolare verso lo Stato di Erdogan, dove stando alle informazioni raccolte, nel 2021, dal Vecchio Continente e dal Nord America sono partite ben 770 mila le tonnellate di plastica. Sulla carta il guadagno in termini economici è superiore al 4% in termini economici, se non fosse che il sistema di gestione dei rifiuti è ancora agli arbori.
Inoltre, stando a Bülent Sik, ingegnere turco condannato dal governo nel 2019 a 15 mesi di carcere per aver rivelato in un rapporto gli alti livelli di tossicità di suolo e acqua in un’area industriale in Turchia, solamente il 9% dei rifiuti di plastica che arriva attraverso il Mediterraneo può essere riciclato, il resto viene buttato via.

Come si può ridurre la plastica?

La differenza la si può fare nei piccoli gesti. Noi cittadini possiamo limitare la dispersione di plastica evitando innanzitutto di acquistarla, laddove è possibile.

  • Quando dobbiamo comprare frutta e verdura è sempre meglio scegliere quella sfusa, senza confezioni di plastica e reti. Nei supermercati è sempre più diffusa la possibilità di raccoglierli in piccoli sacchetti di tela o di carta.
  • Passare all’uso di cosmesi «solida» che necessita solamente di un packaging minimo. Si intende dunque sapone e shampoo solido, ma anche dentifricio e lozioni per il corpo.
  • Sostituire il proprio spazzolino con uno di bambù.
  • Negli ultimi tempi si trovano disponibili anche delle ottime alternative ai classici detersivi o spray in confezioni di plastica. Si tratta di ricariche monodose che si sciolgono in acqua o tablette confezionate in piccole scatole cartone.
  • Eliminare le classiche spugne per il corpo e per la pulizia delle stoviglie con quelle in luffa, materiale vegetale che si ottiene dalla polpa essiccata del frutto della Luffa cylindrica, e completamente biodegradabile.
  • Evitare l’uso di cannucce, bicchieri e posate usa e getta. Quando li si sceglie, prediligere quelli compostabili.
  • Eliminare le bottiglie di plastica. La Svizzera è uno dei Paesi dove l’acqua del rubinetto è la più buona al mondo. Ecco allora che si può evitare benissimo di comprare bottiglie di plastica. Oltre a ridurre l’impatto sull’ambiente si riduce anche il peso da portare.

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