Conti in disordine e politica antidemocratica: l’Europa minaccia tagli a Orbán

Non è certo un buon momento quello ste sta caratterizzando le attuali relazioni tra Ungheria e Unione europea.
La pessima gestione dei fondi europei e la gestione antidemocratica del Paese hanno posto in rotta di collisione la Nazione guidata dal primo ministro Viktor Orbán e la Commissione europea, che ha proposto di tagliare il 65% dei fondi di coesione dell’Ungheria, pari a circa 7,5 miliardi di euro.

Johannes Hahn, commissario al Bilancio dell’Ue, ha affermato che, nonostante le misure proposte dall’Ungheria per tentare di sistemare i propri conti e colmare le carenze in termini economici, la Commissione europea ha espresso la propria raccomandazione affinché si realizzi la sospensione dei fondi "per un importo stimato di 7,5 miliardi di euro".
All’Ungheria è stato dato tempo fino al 19 novembre per affrontare le questioni in sospeso e rassicurare le preoccupazioni di Bruxelles.

Ma non è tutto. La Commissione europea ha accusato il primo ministro ungherese Viktor Orbán di aver messo in atto negli ultimi dieci anni, una strategia mirata a smantellare le istituzioni democratiche del Paese, assumendo il controllo dei media e violare i diritti delle minoranze. Accuse che Orbán, in carica dal 2010, ha rinviato al mittente.

Tuttavia, il ministro della presidenza del Consiglio ungherese, Gergely Gulyas, si è affrettato a commentare che Budapest istituirà un dipartimento anticorruzione e un gruppo di lavoro con le organizzazioni non governative per supervisionare la spesa dei fondi dell’Ue in base ai requisiti della Commissione europea. Una mossa che potrebbe riportare il governo di Orbán a più miti consigli.