ABB, Schindler, Bucher e Nestlé: tutte le imprese svizzere che stanno lasciando la Russia

Laura Bordoli

09/03/2022

09/03/2022 - 16:36

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Prendendo le distanze dalla guerra in Ucraina, molte aziende hanno deciso lo stop delle attività in Russia e la lista si allunga di ora in ora. Ecco quali sono.

ABB, Schindler, Bucher e Nestlé: tutte le imprese svizzere che stanno lasciando la Russia

L’invasione dell’Ucraina è un atto di guerra da condannare. E restare sul mercato russo nel lungo periodo sarebbe dannoso per molte aziende. È con queste motivazioni che un numero crescente di multinazionali nel giro di pochi giorni ha annunciato il proprio passo indietro dalla Russia.
La fuga delle aziende, fra cui spiccano anche alcuni colossi svizzeri, riguarda diversi settori: dai beni di consumo, all’energia, dal mercato delle auto ai servizi legali fino al settore moda.
Ecco tutte le imprese coinvolte.

Le aziende svizzere

Diverse aziende svizzere, spinte dalle difficoltà nelle filiere e dai possibili problemi d’immagine, hanno sospeso le loro attività in Russia a causa della guerra contro l’Ucraina.
In particolare, ABB ha annunciato il 2 marzo scorso la sospensione delle sue attività operative in Russia, Ucraina e Bielorussia, a causa di difficoltà nella catena di approvvigionamento. Nello specifico, il gruppo ha due siti produttivi in Bielorussia, che rappresentano dall’1% al 2% del fatturato.
Anche il produttore di ascensori e scale mobili Schindler ha cessato le nuove installazioni e gli ammodernamenti in Russia, ma i servizi di manutenzione e riparazione vengono mantenuti.
Il produttore di macchine agricole Bucher, che ha un’unità di produzione e assemblaggio in Russia con una forza lavoro di 140 dipendenti, ha sospeso il traffico dei pagamenti con il Paese. La cifra d’affari l’anno scorso nelle due nazioni è stata pari a circa 70 milioni di franchi e i flussi sono dunque destinati a prosciugarsi.
Infine, Nestlé ha bloccato le sue attività pubblicitarie in Russia. Il gruppo alimentare, che ha sei stabilimenti nel Paese e impiega oltre 7’000 collaboratori, intende però continuare "l’approvvigionamento affidabile della popolazione locale di generi alimentari e bevande essenziali" - come riportato dall’azienda in una nota.

Food and beverage

Numerosi colossi del settore food and beverage hanno annunciato la sospensione delle attività in Russia.
Gli ultimi ad averlo fatto sono stati McDonald’s, Coca-Cola, Pepsi e Starbucks.
In particolare, McDonald’s ha deciso di chiudere temporaneamente tutti i suoi ristoranti nel Paese, ben 850 fast food. Impossibile prevedere quando i ristoranti riapriranno. La società ha inoltre affermato che le attività in Russia e Ucraina contribuiscono per il 9% alle sue entrate annuali (2 miliardi di dollari).
Anche Starbucks ha annunciato che verranno sospese tutte le sue attività commerciali in Russia, compresa la spedizione dei suoi prodotti e i suoi bar gestiti da terzi. La società però ha comunicato che il gruppo Alshaya - con sede in Kuwait - che gestisce almeno 100 bar in Russia, "fornirà supporto ai quasi 2.000 partner in Russia, che dipendono da Starbucks per il loro sostentamento".
Negli ultimi giorni è arrivato anche l’annuncio di Pepsi: il colosso sospenderà tutte le vendite in Russia, oltre agli investimenti di capitale, la pubblicità e le attività promozionali. L’azienda interromperà anche le operazioni in Ucraina per consentire ai dipendenti di cercare sicurezza mentre la guerra si intensifica nel Paese.
Infine, lo stop è arrivato anche da Carlsberg. Il produttore di birra danese ha dichiarato venerdì 4 marzo che interromperà i nuovi investimenti in Russia e sospenderà le esportazioni di birra e altre bevande nel paese a seguito dell’invasione dell’Ucraina.

Cosmesi

Sono due i colossi del settore beauty che hanno deciso di lasciare la Russia.
Nello specifico, uno dei più grandi colossi di cosmetica al mondo, L’Oréal, ha annunciato che chiuderà temporaneamente i propri negozi e i punti vendita gestiti direttamente nei centri commerciali in Russia, nonché i suoi siti di e-commerce.
Lunedì un altro gigante dei cosmetici, Estée Lauder, aveva annunciato che chiuderà tutti i negozi nel Paese e interromperà le forniture ai rivenditori locali. Il gruppo, che comprende marchi come Michael Kors, DKNY, Clinique e Bobbi Brown, è presente nel Paese da circa trent’anni.

Mercato auto

Per quanto riguarda il mercato delle auto, Volkswagen ha chiuso la produzione di auto in Russia e anche Toyota ha sospeso l’attività nella sua unica fabbrica di San Pietroburgo.
Poi, Daimler Truck Holding, uno dei più grandi produttori di veicoli commerciali del mondo, ha detto che fermerà le sue attività commerciali in Russia fino a nuovo avviso e potrebbe rivedere i legami con il partner locale Kamaz.
Inoltre, il marchio automobilistico svedese Volvo Cars ha annunciato che sospenderà le spedizioni di veicoli verso il mercato russo fino a nuovo avviso, diventando la prima casa automobilistica internazionale a deciderlo. Nel 2021 il gruppo aveva venduto in Russia circa 9mila auto.
Anche Harley-Davidson ha sospeso il suo business in Russia, che insieme al resto dell’Europa e del Medio Oriente ha rappresentato il 31% delle sue vendite di moto l’anno scorso.
Segue a ruota General Motors che ha fermato le spedizioni in Russia. GM esporta circa 3.000 veicoli all’anno in Russia dagli Stati Uniti. Stessa decisione per Ford Motor.
Nella stessa direzione Honda, che ha deciso di fermare l’invio delle proprie auto in Russia per le difficoltà nel sistema dei pagamenti.
Analoga decisione per la Mazda, che nel 2021 ha venduto in Russia circa 30mila auto.
BMW ha invece dichiarato al Wall Street Journal che la società “fermerà la produzione locale e l’esportazione per il mercato russo fino a nuovo avviso”.
Infine, Porsche ha fatto sapere di aver interrotto con effetto immediato la vendita delle sue auto alla Russia come ritorsione per l’aggressione militare dell’Ucraina.

Intrattenimento

Nel settore dell’intrattenimento, Netflix, che ha poco meno di un milione di abbonati in Russia, ha messo in pausa tutti i progetti e le acquisizioni incluso il blocco di quattro programmi in produzione.
Anche Disney ha annunciato nei giorni scorsi di voler sospendere l’uscita dei suoi film in Russia. Stessa decisione per Warner Bros e Sony, che non distribuiranno nel Paese di Putin The Batman e Morbius.
Infine, Spotify, app specializzata per l’ascolto della musica in streaming, ha annunciato di aver chiuso il suo ufficio in Russia.

Settore energetico

A causa degli effetti della guerra, il petrolio ha sfiorato i $140 al barile e il primo annuncio di stop del settore era arrivato domenica scorsa da Londra, sede della British Petroleum, gigante petrolifero britannico. Il più grande investitore straniero in Russia ha deciso di cedere la sua partecipazione del 20% in Rosneft, la compagnia petrolifera di stato russa, una mossa molto dolorosa dal punto di vista finanziario.
Ventiquattr’ore dopo, Shell ha comunicato la fine della partnership con Gazprom, gigante del gas russo controllata dallo stato, compreso l’impianto di gas naturale liquefatto Sakhalin-II e il suo coinvolgimento nel progetto del gasdotto Nord Stream 2, che la Germania ha già bloccato la scorsa settimana. I due progetti valgono circa 3 miliardi di dollari.
Anche Equinor, la più grande società energetica norvegese controllata dallo Stato, ha annunciato che inizierà a ritirarsi dalle sue joint venture in Russia, del valore di circa 1,2 miliardi di dollari.
Eni cederà quota nel gasdotto Blue Stream.
Infine, Exxon Mobil si è aggiunta alle altre società petrolifere, annunciando la volontà di lasciare la Russia e le sue attività stimate in 4 miliardi di dollari di valore.

Legal e consulenza

La fuga non riguarda solo il settore energetico. Anche i maggiori studi legali internazionali si stanno mobilitando. Baker McKenzie è stata una delle prime law firms a dichiarare pubblicamente che taglierà i legami con diversi clienti russi al fine di rispettare le sanzioni.
Inoltre, tutte e quattro le Big Four, ovvero le grandi società di consulenza, hanno rotto i rapporti con la Russia. Prime PricewaterhouseCoopers e KPMG, seguite da E&Y. L’ultima ad abbandonare la Russia è Deloitte.

Informatica ed Elettronica

Anche marchi molto popolari nel settore informatico fermano le vendite in Russia.
È il caso di HP, il primo fornitore di Pc in Russia, e di Apple, che hanno sospeso la vendita di tutti i prodotti nel Paese.
Inoltre, Samsung sospende l’export di tutti i suoi prodotti, una decisione dolorosa perché la Russia rappresenta il 30% del suo mercato. Samsung ha anche detto che donerà 6 milioni di dollari agli sforzi umanitari nella regione incluso un milione di prodotti elettronici.

Settore moda

Anche il settore della moda interrompe i rapporti con la Russia.
È il caso di Nike, che ha comunicato il 3 marzo la decisione di sospendere tutte le attività, con la chiusura temporanea dei suoi store. Adidas, sponsor tecnico della Nazionale russa, ha invece sospeso la sua partnership con la Federcalcio russa.
Chiudono anche gli 86 negozi di Zara perché chiudono i 502 negozi del retailer spagnolo Inditex SA di cui fa parte. Bloccate anche tutte le vendite online perché «non è possibile garantire la continuità delle operazioni e le condizioni commerciali» - come ha comunicato l’azienda in una nota.
Mentre Hermès, il gruppo del lusso francese, ha fatto sapere che chiuderà temporaneamente le sue boutique in Russia e bloccherà le attività commerciali.
Anche Kering, il colosso francese del lusso guidato da François Pinault, e che vanta nel proprio portafoglio brand come Gucci, Balenciaga, Bottega Veneta, tra gli altri, ha deciso di chiudere temporaneamente tutti gli store delle sue maison in Russia
L’ultimo in ordine di tempo è il gruppo H&M che ha annunciato una sospensione “temporanea” delle vendite nel Paese.

Logistica

Sul fronte dei trasporti, un settore a rischio anche in Ticino, il gigante danese delle spedizioni marittime Maersk e il gruppo MSC della famiglia italiana Aponte fermeranno temporaneamente tutte le spedizioni di container da e per la Russia.
Anche Dhl ha sospeso i servizi di consegna in Russia e Bielorussia.

Stop al business anche per AirBnb, il colosso tedesco Siemens, che produce treni, offre servizi digitali e di automazione alle imprese e Lego, che ha interrotto le consegne ai suoi 81 negozi in Russia.

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