Guerra e prezzi alle stelle preoccupano gli impresari. "La politica non deve abbandonarci"

Chiara De Carli

19/05/2022

19/05/2022 - 17:50

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Difficoltà a ricevere materiali, prezzi delle materie prime che cambiano repentinamente e malaedilizia, sono alcuni dei temi affrontanti dai membri della Ssic Ticino che preoccupano il settore dell’edilizia ticinese.

Guerra e prezzi alle stelle preoccupano gli impresari. "La politica non deve abbandonarci"

I timori dettati dalle difficoltà sulle catene di approvvigionamento e dai rincari dei prezzi delle materie prime lasciano intravedere un quadro di profonda incertezza che turba impresari e costruttori ticinesi. Lo hanno ribadito oggi gli interlocutori intervenuti in occasione della conferenza stampa della società svizzera impresari costruttori (Ssic) sezione Ticino. Non solo difficoltà nei cantieri ma anche nelle discussioni in corso per via delle prossime scadenze del contratto nazionale mantello e del contratto collettivo cantonale, poiché sembra essere difficile trovare un’intesa con i partner dei colloqui. Tra i temi emersi poi la questione spinosa della malaedilizia, difficile da riconoscere per gli impresari e da contrastare.

Rincaro dei prezzi e conseguenze

La difficile situazione sulle catene di approvvigionamento e i rincari delle materie prime tocca da vicino il settore delle costruzioni. Ritardi e rischio sempre dietro l’angolo di assistere a un’accelerazione incontrastata dei prezzi dei listini non lascia dormire sonni tranquilli. «Questa situazione geopolitica – spiega Mauro Galli, presidente Ssic Ticino - crea forti ripercussioni su tutta l’economia mondiale e sul contesto del nostro Cantone. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un rincaro fuori dall’ordinario con un aumento delle materie prime che hanno avuto una ripercussione sui prodotti lavorati indispensabili nelle costruzioni: acciaio d’armatura, plastiche, impermeabilizzante, legname. Per fare un esempio, l’acciaio d’armatura nel solo mese di marzo è aumentato del 30%. Una situazione straordinaria e noi come associazione abbiamo dovere di interessarci». E chiede al Cantone, all’indomani del consenso del popolo per il decreto Morisoli, di non andare a toccare gli investimenti, utili per sostenere il settore con una crisi imminente alle porte.

Contratti in scadenza

Al tavolo delle contrattazioni per il contratto nazionale mantello, in scadenza a fine dicembre, da un lato i sindacati Unia e Synia e dall’altra la Ssic. Dal canto suo l’associazione impresari e costruttori chiede una maggiore flessibilità rispetto al calendario di lavoro e di evitare maggiori aggravi sul costo del lavoro. In tutta risposta «I sindacati – chiarisce Massimo Cereghetti, membro Ufficio presidenziale Ssic Ti e Comitato centrale Ssic – si sono presentati con un catalogo di oltre 40 rivendicazioni: meno ore di lavoro, più vacanze, tempo di viaggio pagato per intero, maggiore protezione dal licenziamento dei lavoratori ultra 50 enni». Proposte che alla Ssic sembrano non piacere. Cereghetti infatti puntualizza che «interesse comune è mantenere il lavoro attrattivo soprattutto per i giovani». Anche alla Ssic preme la «salvaguardia dei posti di lavoro, anche per quanto riguarda i lavoratori più anziani, e continuare a puntare su lavoratori fissi ben formati e ben pagati, nonostante il difficile contesto economico», ma non alle condizioni di Unia con i dialoghi sono già precari da dopo la pandemia.

Cambiano le richieste

Dal 2019 in avanti il numero delle domande di costruzione è rimasto stabile nel tempo, ma quello che si nota è che nel 2021 sono stati costruiti oggetti più piccoli. Il Canton Ticino rimane poi il secondo cantone con il tasso di abitazioni vuote più alto della Svizzera, quasi al 3%, davanti c’è solo il Canton Soletta. Dai dati elaborati dalla Ssic, basati su quanto diffuso dall’Ufficio federale di Statistica, emerge inoltre che in Ticino oltre 80 mila edifici sono stati realizzati prima del 1980, una situazione che rappresenta per gli impresari edili un grande potenziale, nonostante attualmente la quota di risanamento degli edifici è inferiore all’1%. Il calo demografico e il tasso di sfitto mostrano dunque l’esigenza di intervenire sugli edifici vecchi, ristrutturando laddove possibile, o demolendo e ricostruendo ex novo. Nicola Bagnovini, direttore Ssic Ticino ribadisce: «Ci preoccupano l’incertezza dettata dai prezzi di materiali, energia e trasporti che scoraggia gli investitori. Oltre a questo ci preoccupa il rialzo dei tassi d’interesse; non vorremmo trovarci poi come negli anni 90, con il rischio di un crack».

Malaedilizia, tutti devono controllare

Un cartello mancante, operai che lavorano oltre l’orario consentito, movimenti strani all’interno dei cantieri: sono tutti campanelli d’allarme che richiamano la malaedilizia. La Ssic invita ad avvisare gli enti di competenza perché possano poi controllare. «Abbiamo cercato di creare delle collaborazioni più dense con i diversi organi di controllo per migliorare coordinamento e passaggio di informazione - spiega Galli - Vogliamo fare più opera di coinvolgimento con i comuni e uffici tecnici perché sono loro che hanno contatto diretto con il territorio e verificare attività di cantiere»

Cfp di Gordola, al via la ristrutturazione

«In questi ultimi mesi stiamo affrontando la riorganizzazione didattica – racconta Paolo Ortelli, direttore del Centro di formazione professionale Ssic Ti di Gordola – Abbiamo raccolto la sfida della digitalizzazione con la creazione di una piattaforma di apprendimento, attraverso il quale organizzare l’ambito formativo». Nel progetto anche una riduzione del monte ore, che passerà dai 3 anni attuali ai 2 anni di corso: «Puntiamo soprattutto sulla pratica». Oltre all’assetto formativo tra i progetti la ristrutturazione del Cfp con un piano da 27 milioni di franchi, «a seguito della valutazione da parte della Supsi potremo capire come agire. Abbiamo il compito di lasciare a chi arriverà uno stabile in uno stato adeguato». E alla fine del suo intervento, il deputato in Gran Consiglio, rivolge un appello ai soci della Ssic «Qualcuno si metta a disposizione per portare la voce degli impresari nel Gran Consiglio. Il nostro è settore importante per noi e per l’economia del nostro paese», perché - confessa - «A volte ci si sente un po’ soli».

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