In Ticino l’apprendistato non decolla. Bertoli, Decs: «Le aziende investano di più sulla formazione»

Chiara De Carli

11 Novembre 2022 - 16:52

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Rispetto al 2021, anno da record in cui i contratti di apprendistato erano stati 2’523, nel 2022 i numeri sono rimasti stabili.

In Ticino l'apprendistato non decolla. Bertoli, Decs: «Le aziende investano di più sulla formazione»

Aziende a corto di personale non disposte ad accogliere studenti e mancanza di interesse da parte di quest’ultimi verso ambiti dell’educazione relativi al settore professionale, portano spesso l’apprendistato in secondo piano. In Ticino, per esempio, nel 2022 sono stati registrati 2’514 nuovi contratti di tirocinio, in sostanziale stabilità rispetto al 2021 (-9), ma in aumento rispetto al 2019 del 3% con 65 in più e del 5% con 121 unità in più rispetto al 2020. Lo ha comunicato stamattina il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs) nella conferenza stampa di fine campagna di collocamento in apprendistato 2022, durante la quale sono stati presentati i dati relativi ai nuovi contratti di apprendistato per l’anno scolastico 2022/2023, nonché le scelte dei giovani e delle giovani che hanno concluso la scuola media il giugno scorso. Insomma, il numero di nuovi contratti di apprendistato sottoscritti quest’anno conferma quello dell’anno precedente, senza segnare un nuovo record, come quello raggiunto l’anno scorso, che aveva decretato il miglior risultato degli ultimi 8 anni. E per quanto riguarda le scelte effettuate per l’anno 2021/22, sono state evidenziate le tendenze degli scorsi anni: 48% formazione di cultura generale, 43% formazione professionale di base, 5% corsi preparatori alla formazione professionale, 3% altre scelte e 1% ripetizione IV media.

Risultato non soddisfacente

L’obiettivo per questo 2022 consisteva nell’incrementare di 800 unità il numero di posti di apprendistato in azienda in Ticino entro la fine della legislatura. Per il Consigliere di Stato Manuele Bertoli, direttore del Decs, si tratta di «un risultato non soddisfacente ma prevedibile, viste le incertezze legate alle conseguenze della pandemia e agli effetti economici della guerra in Ucraina». Ha poi ricordato «come negli ultimi mesi il mondo economico abbia a più riprese espresso preoccupazione rispetto alla carenza di manodopera qualificata». E ha poi sottolineato «la responsabilità importante delle imprese stesse che possono investire nel loro futuro formando apprendisti e apprendiste e assumendo nuovi professionisti diplomati nella formazione professionale di base e superiore».

Direttore, a causa della penuria generale di personale in certi settori, spesso nelle aziende non vi è abbastanza tempo da dedicare agli apprendisti e questo fa sì che diverse aziende decidano di tagliare sui posti disponibili per la formazione, è così anche in Ticino?
«In Ticino il numero di posti di apprendistato sta pian piano crescendo, malgrado la pandemia e gli effetti della guerra all’Est. È comunque un contesto relativamente esposto alle variazioni congiunturali, per cui il dialogo con le organizzazioni del lavoro va mantenuto costante. Il tema della penuria di personale si sente anche da noi, con delle differenze tra settore e settore, ma le aziende che ne soffrono farebbero male i loro calcoli se non investissero nella formazione delle nuove leve di cui hanno sempre più bisogno».

Da diverso tempo Aiti propone una riforma del sistema scolastico e nell’ultima conferenza stampa Aiti ha rivelato di aver avuto un confronto con il Decs, che cosa è emerso?
«Ci siamo trovati e ci siamo confrontati positivamente su una serie di questioni inerenti soprattutto alla formazione professionale. Abbiamo spiegato ai vertici di Aiti il nostro punto di vista e cioè che il nostro compito è di assecondare le scelte formative e professionali degli allievi, anche indicando loro quali sono i settori più promettenti in termini occupazionali, ma non di scegliere per loro o per le loro famiglie. Abbiamo pure indicato che il servizio di orientamento è bene che rimanga fortemente ancorato alla scuola, perché è soprattutto nelle scuole medie che presta consulenze ai e alle giovani che devono scegliere il proprio percorso dopo la scuola dell’obbligo».

Per quanto riguarda la formazione professionale, cosa si può fare concretamente?
«Solo un lavoro comune potrà dare frutti migliori, confermando il partenariato tra Stato e economia, soprattutto nella formazione duale. In questo ambito da anni noi insistiamo affinché il numero di posti di tirocinio aumenti, per dare più possibilità di scelta ai e alle giovani e per far meglio coincidere esigenze del mercato del lavoro e aspirazioni degli allievi».

Cambiando argomento e guardando alle elezioni 2023: è confermata la sua decisione a non ricandidarsi?
«Confermo la mia partenza tra meno di cinque mesi».

Se dovesse fare un bilancio personale di tutti questi anni, come li valuterebbe?
«Un bilancio di questi dodici anni lo farò a tempo debito, prima della fine del mandato».

Che consiglio si sente di dare ai futuri candidati del Ps?
«Mi sento solo di consigliare di essere sempre sé stessi, aperti alla discussione con tutti, ma anche decisi nel rispettare la propria agenda politica».

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