Case secondarie, verso l’allentamento della LAsec. Nicola Bagnovini, SSIC Ticino: «Una boccata d’aria per il settore»

Chiara De Carli

18 Agosto 2023 - 17:08

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Secondo Bagnovini, però, Berna dovrebbe consentire la costruzione di abitazioni supplementare non per forza da adibire ad abitazione primaria.

Case secondarie, verso l'allentamento della LAsec. Nicola Bagnovini, SSIC Ticino: «Una boccata d'aria per il settore»

Un paio di giorni fa il Consiglio federale si è espresso a riguardo alla legge sulle abitazioni secondarie prevedendone un allentamento. In futuro, insomma, i proprietari delle seconde case, a fronte di una demolizione, potranno ricostruire la propria abitazione estendendone la superficie fino al 30% in più. Inoltre, se con l’occasione venissero realizzate abitazioni supplementari, dovranno essere utilizzate solo come abitazioni primarie, tenuto conto della situazione abitativa tesa di singole località.
Rappresenterebbe una vera boccata d’aria per il settore dell’edilizia, fortemente condizionato dalle leggi che frenano la costruzione di nuove strutture abitative e dalla scarsità di terreni edificabili.
«Le attuali limitazioni, in vigore dal 2016, fanno sì che nei Comuni con una quota di abitazioni secondarie superiore al 20 per cento non sia più possibile costruire nuove abitazioni di vacanza», spiega Nicola Bagnovini, direttore della società degli impresari costruttori del Ticino (SSIC TI). «Una drastica misura che vale per l’intero territorio nazionale e che pertanto interviene anche laddove non vi è la necessità di tutelare interessi e tradizioni della popolazione locale. Come spesso accade, per ovviare a specifiche situazioni “estreme” vengono introdotte regole generali che poi causano danni economici e freni ingiustificati allo sviluppo economico e alla cura del nostro patrimonio edificato. In questo periodo di difficoltà per l’edilizia abitativa privata, un allentamento della LASec sarebbe un interessante stimolo soprattutto per le regioni periferiche».

Concretamente cosa comporta?
«Il Consiglio federale (ma in modo ancora più deciso un’iniziativa parlamentare del 2020) intende proporre al Parlamento di consentire l’ampliamento della superficie fino a un massimo del 30 per cento anche in caso di demolizione e ricostruzione, così come avviene già per gli interventi di trasformazione degli edifici. Mi sembra una decisione logica in quanto è spesso difficile differenziare il risultato finale ottenuto tramite trasformazione oppure costruzione sostitutiva di uno stabile.
Secondo me, questi interventi edilizi dovrebbero consentire anche la costruzione di abitazioni supplementari (ampliamenti), non per forza da adibire ad abitazione primaria, ma su questo il Governo federale non pare essere d’accordo».

Qualora una persona fosse interessata ad ampliare - a fronte della sua demolizione o ristrutturazione - del 30% la sua proprietà, cosa deve fare?
«Come avviene per tutti gli interventi di risanamento e di edificazione sostitutiva il proprietario dovrebbe innanzitutto identificare un bravo progettista, in grado di interpretare le proprie aspettative allestendo un progetto che dovrà poi ottenere la necessaria licenza di costruzione, così da essere compatibile con le specifiche disposizioni pianificatorie e tecniche. In seguito, si sceglieranno imprese di costruzione e artigiani di qualità ai quali sottoporre i capitolati d’offerta così da ottenere preventivi di spesa attendibili. Una volta scelti i partner per la costruzione, si potrà procedere con i lavori facendo capo ad una qualificata direzione dei lavori che coordinerà e sorveglierà lo svolgimento dell’opera».

Se invece si preferisce demolire e costruire abitazioni supplementari, nell’ambito di un ampliamento, il Consiglio federale richiede che vengano utilizzate esclusivamente come abitazioni primarie. È una buona notizia?
«Per gli imprenditori della costruzione e per la nostra economia non è una buona notizia. A parer mio, la costruzione sostitutiva deve poter beneficiare delle medesime condizioni applicate per le classiche ristrutturazioni. Vi sono infatti vecchi edifici che hanno una struttura statica e tecnica dell’involucro tale da precludere un intervento sensato, a livello economico e funzionale, di sola ristrutturazione. In questi casi, la demolizione e successiva nuova edificazione, comprendente i necessari ampliamenti, è imprescindibile per salvare l’abitazione dal degrado e dall’abbandono. Una triste situazione che si presenta sovente in molte regioni di montagna non particolarmente attrattive a livello turistico, ma che meritano rispetto per le generazioni che ci hanno preceduto e che hanno costruito queste abitazioni seguendo le modalità edificatorie e le necessità abitative dell’epoca».

Sarà l’inizio di una nuova tendenza?
«Difficile dirlo anche se non può essere escluso, in particolare per località e ubicazioni di un certo pregio visto che i terreni edificabili interessanti scarseggiano sempre più. D’altro canto, se l’alternativa è il loro abbandono e il conseguente deperimento, allora ben venga la compravendita di immobili con l’obiettivo del rinnovamento, indipendentemente dalla loro destinazione finale quale abitazione primaria. Purtroppo questo concetto cozza con quanto deciso a suo tempo dal popolo svizzero».

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