Nuovo accordo sui frontalieri: ma la Svizzera tratta con l’Italia o con ChatGpt? La provocazione del senatore Marco Lombardo

Sara Bracchetti

02/06/2023

02/06/2023 - 11:29

condividi
Facebook
twitter whatsapp

L’approvazione ultima della tassazione dei lavoratori è giunta al termine di un dibattito dove almeno un intervento, da parte dei politici italiani, è stato elaborato dall’Intelligenza artificiale: siamo davvero contenti di dialogare con un robot?

Nuovo accordo sui frontalieri: ma la Svizzera tratta con l'Italia o con ChatGpt? La provocazione del senatore Marco Lombardo

Il punto, a ben guardare, non è neanche l’accordo con l’Italia sui nuovi frontalieri, soggetti a tassazione aggravata e differente a partire dal 2024. Mentre il popolo chiacchiera e prende posizioni disparate, pronto alla lite più che al dialogo, la politica è altro su cui oggi riflette: se sia auspicabile oppure deplorevole che, a decidere per la firma o meno di un accordo internazionale, sia una macchina. Perché è questa la provocazione lanciata tra le righe dal senatore che ha detto la sua a Roma, portata alla ribalta con una rivelazione finale che ha fatto scalpore: «L’intervento da me appena concluso non è frutto del mio lavoro, ma quanto prodotto dell’intelligenza artificiale - ha detto come en passant il senatore Marco Lombardo, Azione-Iv - Per la prima volta in aula del Parlamento italiano prende voce un algoritmo».

Relazioni bilaterali: fine o nuovo inizio?

Gioisce la Svizzera dinnanzi all’idea che le sue relazioni con il cosiddetto Bel Paese possano essere definite da Chat-Gpt? Oppure ne è preoccupata? O, ancora, è magari pronta a fare altrettanto? Eccolo, il punto su cui ragionare: se sia possibile delegare ogni riflessione a un computer che elabora con massima velocità punti di vista; se una questione che riguarda le genti non meriti uno sforzo umano più robusto. Altro, invece, è il fine del senatore che ha commesso il fatto: riflettere sulle opportunità e i rischi dell’innovazione tecnologica. Non sui suoi confini politici.

Chat-Gpt in politica, Lombardo: «Inevitabile»

La chiama «provocazione», come a dire che è stata una scelta inevitabile, da compiere più presto che poi: «Ho deciso di far intervenire direttamente l’AI in aula, scegliendo un tema non divisivo, perché volevo far capire che l’applicazione di questo algoritmo non riguarda solo la transizione digitale. Mentre il settore Educational si interroga su come capire se un compito in classe o una tesi di laurea è prodotta con l’AI o è frutto della mente dello studente, mentre il mondo assicurativo e quello economico ormai utilizzano da tempo gli algoritmi, volevo far capire che la politica non può essere esente».

Il problema del telelavoro

Tradotto e portato alle estreme conseguenze: Chat-Gpt deve avere un posto anche nelle relazioni internazionali, alleggerendo il compito di chi per intrattenerle è stato eletto e remunerato. Dopo aver caricato sulla piattaforma il disegno di legge e gli interventi del gruppo alla Camera e al Senato, in pochi secondi invece di ore Chat-Gpt ha offerto la sua opinione. «Ne è uscito un testo coerente, perché con le informazioni che abbiamo fornito all’algoritmo il ‘flusso di pensieri’ non poteva discordare da quelli che erano i concetti che volevamo esprimere. L’unico problema, che però non ho corretto per mostrare i limiti del sistema, è quello del telelavoro, perché Chat-Gpt non è aggiornato e non dispone di informazioni sull’ultima negoziazione».

Il rischio di «alterare i processi decisionali»

Dici poco, specie considerando il fatto che, senza la "dichiarazione di colpevolezza" di Lombardo, nessuno si sarebbe accorto di alcunché, tantomeno dunque del problema di cui sopra. Proprio per questo, sostiene Lombardo, «bisogna discuterne». Perché, ammette, il rischio c’è ed è quello di «alterazione dei processi decisionali» e «utilizzo manipolato dell’AI nella diffusione di informazioni false o di propaganda». Ma, continua la sua riflessione solitaria, come pensare di non coinvolgere Chat-Gpt quando «dobbiamo andare a legiferare sulle politiche del lavoro, dove molti operano su piattaforme digitali che avranno sempre più a che fare con algoritmi?». Una domanda alla quale, preso atto dell’accaduto, potrebbe avere voglia di rispondere la Svizzera. Che, di sicuro, quantomeno ne ha pieno titolo e diritto.

Argomenti

# Italia

Iscriviti alla newsletter