Xiaomi torna negli USA dopo l’inserimento nella blacklist

Claudia Mustillo

17 Maggio 2021 - 11:29

condividi
Facebook
twitter whatsapp

L’inserimento di Xiaomi nella blacklist del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti è stata una delle ultime iniziative dell’amministrazione Trump. Cosa è successo?

Una delle ultime decisioni dell’amministrazione Trump è stata proprio quella di inserire la famosa azienda cinese Xiaomi nella blacklist americana, per presunti collegamenti con le forze armate cinesi. La blacklist impone alle aziende americane di non avere rapporti commerciali con tutti i brand inseriti. Dopo l’inserimento nella lista nera, Xiaomi aveva avviato un procedimento legale contro il Governo degli Stati Uniti.

Xiaomi: terza al mondo per smartphone venduti

Xiaomi, fondata nel 2010 da Lei Jun è una multinazionale cinese - con sede a Pechino - che opera nel campo dell’elettronica di consumo. La terza compagnia al mondo per numero di smartphone venduti, con il 13,7% di quota di mercato nel primo trimestre 2021. Il primo smartphone è stato lanciato dall’azienda proprio nel 2010, Xiaomi ha guadagnato molto rapidamente grandi fette di mercato in Cina, fino a diventare il principale produttore del paese nel 2014. L’azienda ha trovato un mercato fertile soprattutto in Cina,India, Spagna, Italia, Russia e Indonesia, nel primo trimestre dell’anno ha raggiunto la quota record di 48,5 milioni di unità consegnate anche grazie al lancio del nuovo modello Mi11.

L’inserimento di Xiaomi nella blacklist Americana

Negli ultimi giorni dell’amministrazione dell’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, l’azienda cinese era stata inserita nella lista del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Tutte le aziende inserite nella cosiddetta blacklist non possono lavorare o intrattenere rapporti commerciali, compresa la compravendita di parti hardware, con cittadini o organizzazioni statunitensi.

Situazione che ha messo a dura prova Huawei, ancora inserita nella lista, che infatti ha dovuto rinunciare non solo a tutta la componentistica made in USA, ma anche alle licenze software come ad esempio quelle per l’utilizzo dei servizi Google su Android.

La decisione era stata presa perché secondo l’amministrazione Trump queste aziende, insieme ad altre 30 segnalate, intrattengono stretti rapporti con il Governo di Pechino tanto da poterle considerare “società militari cinesi”. Subito dopo la decisione l’azienda cinese ha annunciato di voler procedere legalmente nei confronti del Governo USA.

L’accordo raggiunto con la nuova amministrazione Biden

Pochi giorni fa, invece, è stato raggiunto un nuovo accordo tra l’azienda cinese Xiaomi e la nuova amministrazione Biden: l’azienda ha dimostrato che non è di proprietà o controllata dai militari cinesi e quindi il Dipartimento della Difesa statunitense l’ha esclusa dal ban commerciale, ancora valido invece per Huawei.

La notizia ha fatto salire le azioni dell’azienda nella borsa di Hong Kong con un aumento del 6,7%, raggiunto subito dopo la notizia.

Argomenti

# Xiaomi

Iscriviti alla newsletter