Novartis e Schindler tagliano posti di lavoro a Locarno, sindacati sul piede di guerra

Gabriele Stentella

11 Giugno 2021 - 08:43

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Dopo la multinazionale farmaceutica Novartis, anche Schindler sarebbe sul punto di tagliare almeno 40 posti di lavoro a Locarno. Quali sono state le reazioni di politica e sindacati?

A Locarno questi giorni sono scanditi da un crescente clima di incertezza legato all’imminente addio di due grandi nomi dell’imprenditoria, che rischia di impattare negativamente sull’occupazione locale e sulla ripresa post-COVID.

Negli scorsi giorni la multinazionale basilese Novartis aveva annunciato la graduale riduzione della produzione nel sito di Pharmanalytica , che dovrebbe chiudere definitivamente i battenti entro il 2023. A 48 ore di distanza anche il colosso tedesco degli ascensori Schindler ha preso una decisione draconiana che mette a rischio una quarantina di posti di lavoro.

Cosa sta succedendo nello specifico e quali sono state le reazioni della politica e dei sindacati di fronte a questa crisi che sta colpendo i lavoratori di Locarno?

Addio a Locarno: Novartis e Schindler lasciano a casa quasi un centinaio di lavoratori

La notizia della futura chiusura del sito Pharmanalytica entro il 2023 era stata ufficializzata dai vertici di Novartis mercoledì 9 giugno e come era prevedibile non sono mancate polemiche di varia natura.

Il colosso farmaceutico di Basilea ha precisato che dietro la volontà di abbandonare il sito produttivo di Locarno si celano questioni legate ai cali della domanda legata alle attività svolte nel Canton Ticino dal gruppo farmaceutico. In totale sarebbero almeno 50 i posti di lavoro a rischio, ma l’azienda ha garantito che provvederà a collaborare con le autorità e i sindacati per garantire dei sostegni ai lavoratori che perderanno l’impiego. Tra gli aiuti disponibili potrebbero esserci anche piani di prepensionamento.

I sindacati locarnesi devono tuttavia fare i conti anche con la seconda crisi finita sul tavolo, riguardante i tagli annunciati da Schindler, azienda che al momento conta circa 390 dipendenti nel sito di Locarno. Stando ad alcune indiscrezioni, la società starebbe pianificando un taglio al personale che potrebbe coinvolgere almeno 40 lavoratori e lavoratrici, ma non si esclude che queste cifre possano anche essere riviste al rialzo.

A differenza di Novartis, la società tedesca leader nella produzione di ascensori non intende chiudere il proprio polo produttivo, che rimarrà anzi il principale del Canton Ticino.

Politica e sindacati non ci stanno e preparano l’offensiva

La notizia del futuro addio di Novartis ha scatenato dure reazioni da parte di alcuni esponenti politici. I tre grancosiglieri Matteo Pronzini, Simona Arigoni e Angelica Lepori (militanti nelle fila del partito di Estrema-Sinistra Movimento per il Socialismo) hanno interpellato il Consiglio di Stato per far luce su una decisione a loro dire ingiusta e priva di comprensione.

Per quanto riguarda invece Schindler, i sindacati OCST e UNIA chiedono a gran voce un negoziato con l’azienda al fine di capire le motivazioni che stanno spingendo il gruppo tedesco a tagliare posti di lavoro, dato che per il momento non sembrano ancora essere note.

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