Vaccini e terapie a mRNA, speranza contro il cancro. Luca Varani, IRB: «Nessun dubbio, è la tecnologia del futuro»

Chiara De Carli

12 Maggio 2023 - 15:51

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Il conto presentato dalla pandemia è stato davvero salato. Ma come ogni crisi ha portato a un’evoluzione. Stiamo parlando della tecnologia a mRNA che consentirà tra qualche anno di trovare soluzioni a diverse patologie, anche le più incurabili.

Vaccini e terapie a mRNA, speranza contro il cancro. Luca Varani, IRB: «Nessun dubbio, è la tecnologia del futuro»

I progressi nella tecnologia dell’RNA messaggero (mRNA) compiuti grazie alla pandemia, hanno inaugurato una nuova fase nel campo dei vaccini e delle terapie per diverse patologie. Una risorsa che diventerà presto fondamentale da implementare contro varie forme tumorali, malattie cardiache, infettive e autoimmuni. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature, guidato dal Centro per il cancro Memorial Sloan Kettering di New York, ha dimostrato che una terapia personalizzata che sfrutta la tecnologia dell’mRNA consente di ritardare la comparsa di recidiva nella forma più aggressiva e diffusa del cancro al pancreas, ovvero l’adenocarcinoma duttale pancreatico. L’utilizzo di questo vaccino ha riscontrato nella sperimentazione clinica di fase 1 un aumento della risposta immunitaria dei pazienti, coadiuvato dalla combinazione con altri trattamenti. Questo tipo di tumore è conosciuto per essere una patologia molto aggressiva. I tassi di sopravvivenza sono molto bassi e la prognosi è solitamente inferiore ai 5 anni di vita. Gli interventi chirurgici e l’utilizzo di altre terapie utilizzate fino ad ora hanno scarse percentuali di successo.
La tecnologia a mRNA rappresenterebbe dunque una vera svolta, non solo per questo tipo di cancro, ma anche per gli altri.
Il mese scorso, Moderna ha dichiarato di essersi impegnata nello studio di una nuova serie di vaccini o terapie basate sull’RNA messaggero. Ha detto che saranno pronti per essere diffusi sul mercato entro il 2030. Un passo importante che apre la strada per trovare risposte e terapie anche a malattie genetiche rare.
Dobbiamo riconoscere che senza l’avvento della pandemia, questo salto tecnologico non sarebbe potuto avvenire. «La tecnologia a mRNA è stata scoperta negli anni Novanta - ci racconta il dottor Luca Varani, direttore del Laboratorio “Biologia strutturale” dell’Istituto di ricerca di Biomedicina (IRB) di Bellinzona -. Non era fondamentalmente diversa da quella utilizzata oggi, ma più primordiale e problematica. Mancavano alcune conoscenze scientifiche per applicazioni più efficaci nell’uomo e la tecnologia industriale per produrre su larga scala. L’mRNA si degradava troppo velocemente, per esempio. Adesso si è riuscito a stabilizzarlo».

È giusto dire, allora, che è merito del Covid questa evoluzione?
«Sì, la situazione di emergenza del Covid è stata fondamentale, dando una enorme spinta allo sviluppo del mRNA, sia per le risorse impiegate sia per il successo ottenuto. I vaccini per il coronavirus sono stati approvati in fretta perché la situazione era grave. Per questo non hanno seguito il tradizionale processo a cui vengono sottoposti i farmaci, avrebbe richiesto molte più garanzie e molto più tempo. Ciò che abbiamo imparato e sviluppato con i vaccini mRNA Covid viene adesso applicato a mille altri campi e non solo ai vaccini».

Qual è la differenza tra un vaccino tradizionale e quello a mRNA?
«Per un vaccino tradizionale, l’antigene viene prodotto in fabbrica, mentre nel vaccino a mRNA l’antigene all’interno del corpo. La differenza sta nella tecnologia. L’RNA messaggero può essere utilizzato per diversi scopi: per un vaccino, per trasportare dentro al corpo un anticorpo o una proteina. L’mRNA veicola all’interno del corpo l’informazione (la sequenza di amminoacidi) necessaria per produrre la proteina».

Quali caratteristiche ha un vaccino o una terapia a mRNA?
«Il vaccino ha tre caratteristiche principali: l’efficacia dell’antigene scelto (nel caso del Covid è la proteina Spike); deve essere sufficientemente stabile nel corpo e produrre una risposta adeguata del sistema immunitario; deve essere rivestito adeguatamente, in quanto l’mRNA non può essere iniettato così come è. Uno dei più grossi salti tecnologici è stato l’incapsulamento con cui viene trasportato, che aiuta sia l’efficacia nel corpo sia la conservazione ‘in farmacia’».

Che cosa non si sa ancora?
«Si vuole riuscire a controllare meglio in quali organi va e il tempo di permanenza. Se va nell’organo sbagliato o non produce una risposta immunitaria appropriata, potrebbe produrre effetti avversi a lungo termine».

Quali sono i vantaggi?
«Vaccini mRNA sono più rapidi da sviluppare o modificare, con costi di sviluppo e produzione più contenuti. Sono estremamente flessibili. Sono generalmente più semplici dal punto di vista regolatorio».

Cosa significa?
«Quando si assembla una terapia iniettabile si deve garantire che le componenti non siano contaminate da patogeni o da agenti chimici. È un controllo di qualità molto importante e costoso. Questi vaccini hanno generalmente meno problemi regolatori rispetto a quelli tradizionali. Tutto questo comporta un notevole risparmio sui costi e quindi diventa più facile svilupparli e amministrarli».

Guardando al futuro, Moderna ha dichiarato di poter sfruttare la tecnologia anche nella cura delle malattia oncologiche.
«Come detto, quello che funziona in un vaccino è l’antigene, la molecola che produce una risposta del sistema immunitario. L’mRNA è una nuova tecnica che consente di far produrre l’antigene dentro al corpo. Per raggiungere i diversi scopi terapeutici, si deve pensare alle molecole che si vogliono implementare piuttosto che al mRNA di per sé».

Può farci un esempio?
«Attualmente, il vaccino contro il papilloma virus è già in grado di bloccare l’infezione causata dal virus Herpes, responsabile del tumore dell’utero. Ora si può prendere lo stesso antigene e produrlo con mRNA all’interno del corpo umano, volendo. In generale, sono tutti convinti che il futuro dei vaccini sarà questa tecnologia».

Per quanto riguarda le terapie oncologiche, come potrebbe essere usata?
«Oggigiorno esiste l’immunoterapia che è molto efficace, con pochi effetti collaterali, ma che è molto costosa. Con l’mRNA i costi sono minori e quindi dovrebbe essere più facile ottenere queste cure. Produrre l’mRNA per sintesi è più semplice rispetto alla produzione di anticorpi o immunoterapia, dunque costa meno».

Consente dunque il suo utilizzo per fini diversi: prevenzione e terapia.
«Uno dei primi usi per cui era stato pensato era far produrre al corpo una proteina necessaria per vivere che, a causa di una malattia genetica, il corpo non e’ in grado di produrre da solo. Si inserisce l’mRNA con l’informazione necessaria per attivare la produzione».

Perché l’mRNA e non il DNA?
«Il DNA rimane per sempre e potrebbe dare più problemi; si potrebbero avere delle ricombinazioni genetiche, per quanto rare. Al contrario l’mRNA non può ricombinarsi con il genoma umano».

Secondo lei quali prospettive offre?
«È una tecnologia molto promettente. Diverse case farmaceutiche ci hanno scommesso. Ha ancora dei difetti, ma bisogna ricordare che siamo ancora all’inizio. Senza il Covid non sarebbe accaduto tutto così rapidamente, ha dato una grossa spinta. I vaccini a mRNA contro il coronavirus sono stati i farmaci più venduti al mondo, fruttando diversi miliardi di dollari. Grazie agli incassi, si può proseguire per raggiungere nuovi traguardi».

A Bellinzona state investendo in questo settore?
«Non stiamo sviluppando mRNA di per sé. Siamo forti con gli anticorpi e stiamo iniziando a utilizzarlo per per portarli all’interno del corpo del paziente (mRNA delivery). Noi, piccoli, sfruttiamo la tecnologia che viene sviluppata da altri, specialmente chi ha investimenti enormi in questo settore. Le scoperte altrui porteranno avanti anche noi».

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