Come capire se il vino è contraffatto? I consigli di Paolo Basso

Chiara De Carli

27/06/2023

28/06/2023 - 11:53

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Nei giorni scorsi, a Lugano, cinque persone sono finite a processo per aver commercializzato, tra il 2016 e il 2018, 75mila bottiglie di vino contraffatto. Come fare a riconoscere un falso?

Come capire se il vino è contraffatto? I consigli di Paolo Basso

Ogni anno la contraffazione dei vini costa, a livello mondiale, fino a 15 miliardi di dollari. Un fenomeno sempre più specializzato, dato che per omologare una bottiglia falsa a una vera servono ormai tecnologie avanzate, disponibilità economiche importanti e una certa sensibilità ai trend di mercato.
Insomma, se un tempo poteva essere portato avanti da piccoli truffatori, oggi ci troviamo di fronte a vere e proprie organizzazioni criminali che rendono la contraffazione sempre più professionale.
Nei giorni scorsi, a Lugano, cinque persone sono finite a processo per aver commercializzato, tra il 2016 e il 2018, 75mila bottiglie di vino contraffatto, spacciandolo per etichette di alta gamma. Una truffa dal valore di 1,5 milioni di franchi che ha coinvolto enoteche, ristoranti e società di vendita al dettaglio e all’ingrosso. La Corte delle Assise criminali si è espressa emettendo quattro condanne e un proscioglimento.
Ma come fare dunque per mettersi al sicuro dalle frodi?
Per Paolo Basso, miglior Sommelier al Mondo nel 2013 e produttore di vino, la risposta è semplice: «Basterebbe acquistare queste bottiglie da distributori ufficiali. In Svizzera corrispondo a coloro che godono di una grande fama e che sono noti da tempo».

Bottiglie di vino come capi firmati

«Il mercato della contraffazione viene alimentato da prodotti che acquistano un valore di vendita maggiore rispetto a quello di produzione», ci spiega. «Questo fa gola ai falsari».
E mentre un tempo era facile riconoscere un prodotto falso già dalle caratteristiche del suo involucro, oggi non è più così. «Bottiglia, etichetta, capsula, tappo: sono praticamente identici agli originali, non si riesce a notarne la differenza».
«Qualche anno fa, invece, colori e dimensioni dell’etichetta, così come la tonalità della capsula spesso erano diversi; le bottiglie potevano avere una fattura mediocre». Un cambio di passo segnato dalla formazione di vere e proprie organizzazioni in cui sono coinvolti diversi attori. «Sono necessari un vetraio, un grafico per riprodurre l’etichetta, una tipografia per stamparla, un paio di aziende per la fornitura di capsula e tappi».

Etichette false, i più colpiti sono i label drinkers

Basso ci racconta poi che una volta l’ha sperimentato in prima persona. «Davanti a una bottiglia potenzialmente contraffatta, non sono riuscito a giudicarne l’autenticità fermandomi all’aspetto dell’involucro. Non c’era nessuna differenza. Addirittura il tappo era inciso come quello originale». Come si può evincere dalle sue parole, dal punto di vista visivo è sempre più complicato individuare al primo colpo un oggetto contraffatto. Non che sia più semplice una volta aperto. L’indagine potrebbe scivolare nella buona fede, «attribuendo la responsabilità della bassa qualità del vino all’annata o alla conservazione della bottiglia». Capita soprattutto ai «label drinkers», ovvero quelle persone amanti più del brand che del vino. «Per comprendere se ci troviamo di fronte a un falso o meno - insomma - ci vuole una profonda conoscenza del prodotto», spiega Basso.

Analisi oggettiva di un falso: solo il produttore può riconoscerlo

Le cantine, intanto, stanno correndo ai ripari per contrastare il fenomeno. Avvalendosi di «campagne comunicative che mirano a indurre i consumatori a un acquisto sicuro e affidabile solo da rivenditori certi; creando una rete di distribuzione in cui la filiera è garantita; implementando etichette con una filigrana simile a quella delle banconote o inserendo al loro interno un microchip rilevabile solo con uno scanner proprio». Le aziende produttrici sono infatti le uniche in grado di fornire una valutazione oggettiva del prodotto che abbiamo di fronte.

Prezzo troppo basso? Qualcosa non torna

Per gli acquisiti online, così come per quelli fisici, Paolo Basso raccomanda di affidarsi a rivenditori sicuri e di diffidare da aste organizzate da sconosciuti. Dietro potrebbe nascondersi una trappola.
Certo è che di fronte a dei prezzi ribassati, è facile farsi prendere la mano e pensare di trovarsi di fronte all’affare del secolo. Affare che per il sommelier non esiste. «I prezzi sono imposti e controllati dal mercato. Dunque davanti a un’offerta importante è giusto porsi il dubbio».

Quando l’esperienza è dubbia

Riguardo ai recenti fatti di cronaca commenta: «Immagino che la questione sia emersa perché qualche commerciante, dopo aver acquistato una quantità importante di questo prodotto, si è accorto di essere stato imbrogliato». E rimprovera: «Nel mondo del commercio del vino si sa chi commercializza ufficialmente. Se ti lasci fregare non sei così tanto esperto».

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