INTERVISTA Comprare casa con le criptovalute, Sabina Gatto: «Una scommessa da non perdere»

Sara Bracchetti

01/03/2023

02/03/2023 - 09:45

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Essere pionieri in un mercato che è destinato ad abbracciare la realtà dei Bitcoin e delle monete digitali: è l’obiettivo del ceo di Sit Immobiliare, che dal 2006 si occupa di compravendita a Lugano e Locarno e ora è pronta a offrire l’opportunità di una transazione cripto.

INTERVISTA Comprare casa con le criptovalute, Sabina Gatto: «Una scommessa da non perdere»

Non vi fosse stato il Plan B e l’entusiasmo indiscusso di Lugano, forse sarebbe ancora una bella idea da affrontare con coraggio e quel pizzico di incoscienza che appartiene a chi vuol essere pioniere. Come Sabina Gatto, ceo di Sit Immobiliare, che dal 2006 si dedica alla compravendita di immobili con l’entusiasmo di chi vuole arrivare per prima. Come qualche anno fa, quando intuì che una casa non è solo un involucro e decise di inaugurare una sezione dedicata al design; e come oggi, che non vede l’ora di essere protagonista della sua prima transazione immobiliare in criptovaluta. Tutto è pronto, non resta che attendere clienti altrettanto audaci, convinti come lei che non si tratti solo di «rimanere al passo con le nuove tecnologie», ma di «un’opportunità dai molteplici vantaggi».
Mai avrebbe forse immaginato di arrivare fino a qui e tanto presto, quando, ancora ragazzina, si recava nei cantieri con il padre, seduta sulle sue gambe a provare l’ebbrezza di stare alla guida di un escavatore. «Mi esaltavo a vedere disegni che poi diventavano progetti e infine case, realizzando i sogni di tante famiglie - ricorda - Sin da piccola è sempre stata la mia passione e ora ne ho fatto una missione: dare case alle famiglie e far investire al meglio i soldi dei miei investitori».

Dalle famiglie agli investitori: target ampio, dunque ambizioso. Non trova?
«Il nostro è un target medio-alto, che copre un’ampia rosa di clienti con necessità differenti: famiglie in cerca di una casa, appartamenti piccoli o grandi da mettere a reddito. In portfolio, al momento, abbiamo circa mille immobili. Lo scorso gennaio, abbiamo ricevuto circa 300 richieste di affitto e un centinaio di acquisto. Siamo una realtà sul territorio che vuole offrire qualcosa di diverso dal solito. Fra le skill su cui puntiamo c’è l’empatia, il rapporto di fiducia con il cliente. Puntiamo non a vendere, ma a soddisfare un bisogno».

Fra questi bisogni, intravede l’uso delle cripto?
«È un’opportunità ulteriore che vogliamo offrire alla nostra clientela. Essere pionieri fa parte del nostro modo essere. Come nel 2013, sette anni dopo la nascita di Sit Immobiliare, abbiamo seguito una visione e inserito il design nella nostra offerta, attraverso la nascita di Sit Design che ambiva a completare il concetto di “casa”, così oggi vogliamo essere fra i primi a proporre la compravendita in criptovaluta».

Perché? Come e quando è venuta l’idea?
«È venuta un paio di anni fa, in seguito a una chiacchierata con il rappresentante di una fiduciaria in Ticino e alla curiosità che questo mondo ha subito suscitato in me. Non è stata però una cosa immediata, senza riflessione: ho prima voluto formarmi, comprenderne le sfaccettature. Capire di più».

E a quel punto?
«Poi è arrivato il Plan B. Ho preso parte all’evento di presentazione del progetto, ho capito che mi trovavo dinanzi a un mondo costruito su più livelli. In quell’occasione mi ha colpito, in particolare, il racconto di una ragazza e del suo progetto realizzato grazie al crowdfunding, in un Paese che invece tendeva a limitare l’imprenditoria femminile. Ho potuto guardare da più vicino i benefici che la cripto può portare. Questo, ovviamente, non vuol dire che non vi siano dei rischi. O non vi saranno».

Sabina Gatto SitImmobiliare

Esattamente. L’ultimo anno non è stato dei più semplici per il Bitcoin e la realtà cripto. Gli eventi l’hanno in un certo senso screditata. Ripensamenti con il senno di poi?
«Le difficoltà fanno parte di un percorso di crescita. Anche quando è arrivato Internet o Google nessuno all’inizio ci voleva credere. Nessuno può negare però che, in ambito finanziario, sarà parte del nostro futuro».

Non ha proprio alcuna paura?
«Il rischio c’è, come c’è in ogni novità. Essere innovativi comporta oscillazioni e incertezze. Credo però che gli investitori più solidi ne siano consapevoli e sappiano reagire di conseguenza».

Il mondo immobiliare come si dovrebbe adeguare?
«Personalmente, noi ci siamo attivati per ampliare il mandato di vendita e accettare tre modalità di pagamento: in cripto, in cripto e franchi o, come finora è stato, solo in franchi. Il servizio è già attivo».

La risposta qual è stata?
«Al momento non ci sono state ancora transazioni in cripto. Siamo solo agli inizi. Le criptovalute non fanno ancora parte del nostro quotidiano. Ma è un’opportunità nuova, che contiamo possa raccogliere consensi».

Quando?
«Il nostro auspicio è di fare almeno una transazione entro la fine di quest’anno».

Un’ipotesi più ottimistica o più audace?
«Un paio di settimane fa circa c’è stata una transazione immobiliare in Ticino. La risposta inizia a vedersi».

Qual è Il vostro scopo: allargare la clientela? Educare quella che avete già? Su chi scommettete, insomma?
«Ci rivolgiamo a tutti: sia alla clientela locale, sia internazionale, là dove il mondo cripto è più forte. Scommettiamo anche sui giovani, sui trentenni più facilmente interessati alle criptovalute. Certo ci piacerebbe attrarre clientela internazionale».

Per portarla dove?
«Al momento abbiamo due sedi, Lugano e Locarno. Stiamo valutando se espanderci in Svizzera interna o magari a Milano».

Perché accettare pagamenti in criptovalute, specie in un momento come questo dove non sono ancora robuste? Qual è il vantaggio?
«Il vantaggio è che il venditore può ampliare le sue possibilità di vendita, il suo bacino d’utenza. Può rivolgersi anche all’estero: questo è interessante».

Per chi compra, invece?
«Potrebbe essere un modo per diversificare gli investimenti».

Il Ticino, però, è per natura un posto difficile, restio alle novità. Come pensa di convincerlo?
«È vero: il Ticino risponde con iniziale scetticismo a tutte le cose nuove. Deve prima ingranare. Poi, però, va. Ciò di cui ha bisogno è la giusta informazione. È importante chiarire bene che il mondo cripto non è qualcosa di cattivo, ma qualcosa destinato a far parte del nostro futuro. L’atteggiamento della Svizzera, che a differenza di altri Paesi si è già adeguata a livello fiscale e ha dato un certo indirizzo, può agevolare. Anche gli eventi legati al Plan B aiutano».

A proposito di Plan B: se non ci fosse, avreste avuto la stessa tabella di marcia o forse sareste stati più cauti?
«Senza Plan B, forse si sarebbe aspettato un po’. Proprio per una questione di comunicazione mediatica che la città di Lugano, con il suo progetto, sta favorendo. Il Plan B ha contribuito a supportare la nostra iniziativa».

Altra provocazione: e se invece non foste in Svizzera?
«Forse non saremmo in una fase così avanzata. Pensiamo solo all’Italia, senza andare lontano: a livello giuridico non c’è nulla di ancora disciplinato».

Signora Gatto, cripto a parte, siamo nel pieno di una guerra che sembra non voler smettere, dove i russi sono ormai diventati ospiti sgraditi. Il mercato immobiliare ne ha risentito?
«Qualche cliente russo, in passato, c’è stato. Ma non posso dire che il conflitto in corso abbia avuto effetti negativi. Quantomeno, non più di qualche proprietario che ha voluto liquidare gli immobili».

E la crisi economica, invece?
«La difficoltà è del ceto medio basso. Non compra, si orienta sull’affitto. Ciò produce incrementi sulla locazione».

Sembra ormai lontano nel tempo, rimosso come qualcosa di fastidioso da cui siamo stati finalmente liberati, ma forse no: se le dico Covid, che cosa mi risponde?
«La gente è diventata più diffidente. Ha sempre maggior paura di essere ingannata, di sbagliare; davanti a un affare, si chiede perché mai vi sia un’occasione, per quale motivo il proprietario ha deciso di vendere. Se prima, per chiudere una transazione immobiliare, bastava un mese, ora prima di tre non si va a rogito. È indice di profonda insicurezza che ha cambiato anche il mercato».

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