C’è anche la Svizzera tra i "Paesi Ostili" indicati da Mosca. Quali sono le conseguenze?

Chiara De Carli

07/03/2022

08/03/2022 - 08:55

condividi
Facebook
twitter whatsapp

Il decreto prevede che Stato, imprese e cittadini russi con debiti nei confronti di creditori stranieri appartenenti a questo elenco potranno pagarli in rubli.

C'è anche la Svizzera tra i "Paesi Ostili" indicati da Mosca. Quali sono le conseguenze?

Anche la Svizzera tra “Paesi ostili” dichiarati oggi dal governo russo. In questo elenco rientrano le nazioni che hanno applicato o che si sono unite alle sanzioni contro lo stato governato dal presidente Vladimir Putin.
La lunga lista - una sorta di contro-sanzioni verso gli Stati che nei giorni scorsi hanno deciso di tagliare i rapporti con il Cremlino - comprende: Usa, tutti i paesi UE, Gran Bretagna, Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda e ovviamente Ucraina. Figurano poi anche Paesi più piccoli come Andorra, Islanda, Liechtenstein, Monaco, San Marino, Micronesia.

Nuove regole da Mosca

Stando al decreto, lo Stato, imprese e cittadini russi che abbiano debiti nei confronti di creditori stranieri appartenenti a questa lista potranno pagarli in rubli. Mosca ha dunque introdotto nuove regole a seconda che gli investitori siano basati o meno in un Paese che ha sanzionato la Russia, dividendo gli obbligazionisti in due distinte categorie. Le autorità di Mosca – afferma Bloomberg – hanno riferito che la Russia e le aziende russe saranno autorizzate a pagare i creditori di “Paesi che si impegnano in attività ostili” in rubli, anche su titoli denominati in altre valute.

Banca centrale russa

La banca centrale russa ha poi fatto sapere che i creditori in Paesi che non hanno imposto sanzioni possono ricevere il pagamento in valuta estera con un permesso speciale. Sostanzialmente Mosca vuole dimostrare di poter continuare a onorare i suoi obblighi finanziari mentre imperversa l’incertezza relativa al pagamento del debito e alla sua inadempienza. Secondo gli analisti, la data chiave è il 16 marzo.

Presente anche la Svizzera

La Confederazione nei giorni scorsi ha rotto la sua tradizionale neutralità, allineandosi alle sanzioni dell’UE. Una decisione contestata da diverse posizioni, nonostante la dichiarazione del presidente Ignazio Cassis secondo cui "neutralità non significa indifferenza". Allo scoppio della guerra in Ucraina, il Consiglio federale si è infatti interrogato sulle questioni riguardanti la neutralità, giungendo poi alla conclusione che restare in silenzio non era possibile. Se avessero agito in questo modo, le banche avrebbero potuto mantenere un rapporto con interlocutori russi, con il rischio di ricevere citazioni in giudizio, oltre a essere considerate al fianco di Putin. In gioco dunque la reputazione dello Stato, ma anche un alto rischio sul fronte giuridico. Gli scenari avrebbero lasciato spazio a fatti già vissuti, quando nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, la Svizzera perdurò nei rapporti economici con la Germania di Hitler.

Iscriviti alla newsletter