ITALIA Suicidio assistito di Elena a Basilea: Cappato si autodenuncia a Milano

Chiara De Carli

03/08/2022

04/08/2022 - 10:56

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Elena aveva 69 anni e nel 2021 le era stato diagnosticato un male incurabile.

ITALIA Suicidio assistito di Elena a Basilea: Cappato si autodenuncia a Milano

All’indomani dell’annuncio, nel quale diceva di trovarsi in Svizzera, per dare seguito alla richiesta di aiuto ricevuta da parte di una signora italiana di 69 anni, Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, si è recato oggi alla caserma dei carabinieri a Milano, per autodenunciarsi. Ieri Cappato era Basilea, a fianco di Elena, una donna veneta, affetta da un microcitoma polmonare, in stadio ormai avanzato e irreversibile. La donna si era rivolta a lui per poter accedere legalmente al suicidio assistito e per poter essere accompagnata in Svizzera. «Ho chiesto aiuto a Marco Cappato – aveva detto la donna nel suo ultimo video messaggio – perché non volevo che i miei cari accompagnandomi loro potessero avere delle ripercussioni legali. O accusati di avermi istigato a prendere una decisione che invece è sempre stata solo mia».

Oggi l’autodenuncia

Non è la prima disobbedienza civile per Cappato, che questa mattina, prima di entrare a costituirsi davanti ai carabinieri, aveva spiegato: «Oggi mi reco alla caserma dei carabinieri per raccontare l’aiuto fornito a Elena, senza cui non sarebbe stato possibile arrivare in Svizzera». «Sarà poi compito della giustizia stabilire se questo è un reato o c’è reiterazione di reato. O se c’è discriminazione come noi riteniamo tra i malati».

Normativa italiana

In Italia, il suicidio assistito non è riconosciuto a livello legale. Mentre con la legge 219/2017, è stata data la possibilità al malato di rifiutare o sospendere qualsiasi terapia, incluse quelle salvavita. Per l’associazione Luca Coscioni, nata grazie a Luca Coscioni, un economista affetto da sclerosi laterale amiotrofica (Sla) e morto nel 2006, in Italia sussiste una discriminazione tra malati come Elena, che non possono accedere al suicidio assistito, e chi come Federico Carboni, «che sono dipendenti da trattamenti di sostengo vitale, lo possono fare pur con molte difficoltà».

La storia di Elena

Elena aveva ricevuto la diagnosi di cancro polmonare a inizio 2021. Fin da subito, i medici le aveva parlato di una situazione disperata, con rare possibilità di uscita. Nonostante questo, la donna aveva voluto tentare, aderendo ai percorsi terapeutici. Ma nonostante questo, la sua aspettativa di vita non è migliorata.
«Sono sempre stata convinta – aveva raccontato la donna nel suo ultimo video messaggio – che ogni persona debba decidere sulla propria vita e debba farlo anche sulla propria fine, senza costrizioni, senza imposizioni, liberamente, e credo di averlo fatto, dopo averci pensato parecchio, mettendo anche in atto convinzioni che avevo anche prima della malattia. Avrei sicuramente preferito finire la mia vita nel mio letto, nella mia casa, tenendo la mano di mia figlia e la mano di mio marito. Purtroppo questo non è stato possibile e, quindi, ho dovuto venire qui da sola».

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