Fusione CS-Ubs. Thomas Jordan, Bns: «Senza il nostro intervento, conseguenze dannose»

Chiara De Carli

23/03/2023

23/03/2023 - 11:34

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«Correre il rischio di un fallimento» di Credit Suisse «sarebbe stato irresponsabile».

Fusione CS-Ubs. Thomas Jordan, Bns: «Senza il nostro intervento, conseguenze dannose»

Thomas Jordan ha aperto la conferenza stampa sulla politica monetaria, commentando l’intervento messo in campo nel fine settimana per salvare Credit Suisse. Una mossa dovuta soprattutto per salvaguardare la Svizzera «da conseguenze dannose», commenta il presidente dell’istituto centrale elvetico.
«La Banca nazionale - ha detto - concede tale sostegno di liquidità nel quadro dei compiti che le sono prescritti per legge. In situazioni straordinarie, in veste di prestatrice di ultima istanza, mettiamo a disposizione liquidità di emergenza contro adeguate garanzie. La solvibilità dell’istituto bancario coinvolto deve essere confermata ogni volta dalla Finma». Sottolineando: «le nostre misure di liquidità sono prestiti garantiti e soggetti al pagamento di interessi, e non regali». La Banca nazionale fornisce infatti un ingente sostegno di liquidità in franchi e in valuta estera. Si tratta di prestiti garantiti e soggetti al pagamento di interessi.

I compiti della Bns

Tra i diversi compiti dell’isituto centrale la stabilità dei prezzi, che rimane
della Banca nazionale svizzera, ma anche quella finanziaria. Ecco che dunque l’esame della situazione economica e monetaria si è svolto in un contesto straordinario, ha sottolineato il Jordan.
«Settimana scorsa abbiamo assistito a un’erosione della fiducia nei confronti di Credit Suisse. Per preservare la Svizzera da conseguenze dannose, domenica le autorità hanno deciso misure di ampia portata, finalizzate alla salvaguardia della stabilità finanziaria. La Banca nazionale ha fornito il proprio contributo a questa soluzione nel quadro del suo mandato». Ha poi voluto descrivere in modo «dettagliato» l’intervento e «spiegare perché è stato necessario».

Settore bancario in agitazione

Le cause sono da ricondurre in origine alle turbolenze riscontrate nel settore bancario statunitense, facendo sì che settimana scorsa si acuisse «la crisi di fiducia internazionale» «con estrema rapidità».
Da mercoledì dunque le conseguenze si sono immediatamente riversate sulla «situazione di liquidità di Credit Suisse, per effetto dei consistenti deflussi di fondi della clientela e delle riduzioni dei limiti di controparte. La Banca nazionale ha quindi prestato a Credit Suisse ingenti liquidità in franchi e in valuta estera». Una «decisa» misura di sostegno che ha permesso di guadagnare il tempo necessario per trovare una soluzione a tutela della stabilità finanziaria. Soluzione «elaborata in tempi molto ristretti affinché potesse essere pronta prima dell’apertura dei mercati in Asia questa settimana».

Rischio di ricadute importanti

L’eventuale fallimento di Credit Suisse le ricadute sulla stabilità finanziaria nazionale e internazionale, nonché per l’economia svizzera sarebbero state «gravi». «Correre questo rischio sarebbe stato irresponsabile».
Domenica scorsa quindi l’acquisizione di CS da parte di Ubs, quando la Bns ha annunciato che avrebbe messo a disposizione «ulteriore liquidità sotto forma di prestiti in grande quantità per sostenere il buon esito dell’operazione».
Ricorda inoltre che «la Banca nazionale concede tale sostegno di liquidità nel quadro dei compiti che le sono prescritti per legge. In situazioni straordinarie, in veste di prestatrice di ultima istanza, mettiamo a disposizione liquidità di emergenza contro adeguate garanzie. La solvibilità dell’istituto bancario coinvolto deve essere confermata ogni volta dalla Finma».
E ha concluso dicendo: «I provvedimenti adottati da Confederazione, Finma e Banca nazionale hanno permesso di arginare la crisi venuta a crearsi intorno a Credit Suisse».

Prestiti spiegati dalla Bns

Martin Schlegel, direttore del dipartimento II della Bns, ha poi spiegato la concessione di liquidità a tre livelli.
Innanzitutto «entrambe le banche hanno accesso illimitato agli schemi di finanziamento della Bns in essere già da molto tempo». Possono ottenere liquidità contro titoli di prim’ordine nel quadro del cosiddetto schema di rifinanziamento straordinario (SRS) che permette di superare temporanee e impreviste carenze di liquidità.
Inoltre la Bns fornisce inoltre un sostegno straordinario di liquidità («Emergency Liquidity Assistance», ELA). «A copertura dei prestiti ELA è prevista la cessione in garanzia a favore della Banca nazionale di crediti ipotecari svizzeri o la costituzione in pegno di valori mobiliari».
Il secondo livello prevede che Credit Suisse e Ubs abbiano accesso a un sostegno supplementare di liquidità (ELA+). «Possibilità creata il 16 marzo scorso, sulla base di un’ordinanza di necessità del Consiglio federale, la quale prevede un sostegno straordinario di liquidità per un
ammontare complessivo massimo di 100 miliardi di franchi senza alcuna garanzia in contropartita»
e gode di un trattamento privilegiato in caso di fallimento. In questo caso, «il credito della Bns verrebbe rimborsato con un elevato grado di priorità. Solo pochi altri crediti hanno precedenza su quello della Bns» come stipendi o depositi protetti da garanzia.
Il terzo e ultimo livello dà un sostegno di liquidità fino a un importo massimo di 100 miliardi di franchi è a disposizione di Credit Suisse nell’ambito di un cosiddetto «Public Liquidity Backstop» (PLB). Anche questa possibilità è stata adottata da Berna il 16 marzo scorso. Approvvigionamento di liquidità che gode anch’esso da parte della Bns di un trattamento privilegiato in caso di fallimento. Il credito è inoltre coperto da una garanzia rilasciata dalla Confederazione.

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