INTERVISTA Il franco forte manda in rosso la Bns. Maxime Botteron, Credit Suisse: «Tassi in aumento fino al 2,25%»

Chiara De Carli

6 Marzo 2023 - 16:12

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A pesare sulle casse della banca centrale elvetica anche l’abbandono del tasso negativo. Ma l’economista è ottimista sul futuro: già dall’anno prossimo i Cantoni potrebbero tornare a ricevere gli utili.

INTERVISTA Il franco forte manda in rosso la Bns. Maxime Botteron, Credit Suisse: «Tassi in aumento fino al 2,25%»

Era già stato annunciato a più riprese e oggi è arrivata la conferma. La Banca nazionale svizzera (Bns) ha chiuso in rosso, si parla di un passivo di 132,5 miliardi di franchi.
«La perdita è dovuta principalmente alle riserve valutarie - ci spiega Maxime Botteron, economista di Credit Suisse -. Il rafforzamento del franco svizzero rispetto alle altre valute ha ridotto il valore di mercato delle riserve valutarie di 29,8 miliardi di franchi. L’anno scorso, inoltre, ha prodotto scarsi rendimenti per gli investitori e la Bns ha registrato una perdita di 41 miliardi di franchi sulle sue partecipazioni azionarie e di 72 miliardi di franchi sui suoi titoli a reddito fisso, a causa del calo dei prezzi. I dividendi a 4,4 miliardi di franchi e i proventi da interessi a 7,4 miliardi di franchi hanno compensato solo una piccola parte della perdita. Con la fine della politica dei tassi d’interesse negativi, anche le spese per i tassi d’interesse della Bns sono aumentate e probabilmente continueranno ad aumentare».

Quanto sono gravi queste perdite? C’è un elemento che desta più preoccupazione di altri?
«Le dimensioni del bilancio della Bns, e in particolare delle sue riserve valutarie, espongono la Bns a forti variazioni degli utili. Tuttavia, la situazione non è particolarmente preoccupante. In quanto banca centrale, la Bns non può diventare illiquida».

Dai dati diffusi oggi, tra i diversi fattori, emerge una sostanziale perdita di posizioni in valuta estera. In che modo è collegata all’attuale inflazione elevata e all’aumento dei tassi d’interesse?
«Da un po’ più di un anno a questa parte, i mercati finanziari hanno prezzato tassi d’inflazione più elevati e quindi tassi di politica delle banche centrali più alti. Questo repricing si è tradotto in tassi di sconto più elevati e quindi in prezzi più bassi per i titoli a reddito fisso e azionari. Inoltre, la Bns ha permesso al franco svizzero di apprezzarsi attraverso l’aumento dei tassi d’interesse e la vendita di parte delle sue riserve valutarie, in quanto un franco più forte abbassa i prezzi dei beni e dei servizi importati e contribuisce a evitare che l’inflazione aumenti eccessivamente».

Il risultato operativo è da ricondurre solo alla performance del 2022 o va ricercato anche nel passato? Che impatto ha avuto l’abbandono del tasso negativo?
«Con la fine della politica dei tassi d’interesse negativi, la Bns non solo ha perso un flusso di entrate, ma deve remunerare la liquidità detenuta dalle istituzioni finanziarie presso la Bns a un tasso d’interesse positivo. Inoltre, le operazioni di assorbimento della liquidità della Bns, che comprendono le cosiddette operazioni di contratti pronti contro termine e l’emissione di SNB-Bills, contribuiscono a far aumentare gli interessi passivi per la Bns. Tuttavia, la perdita sulle posizioni in franchi ha rappresentato "solo" 1 miliardo di franchi lo scorso anno, quindi la perdita dello scorso anno è essenzialmente attribuibile alle riserve valutarie».

Come previsto, non ci sarà alcuna ridistribuzione degli utili ai Cantoni. Quando sarà di nuovo possibile?
«È difficile dirlo e dipenderà in larga misura dall’andamento dei mercati finanziari e dall’evoluzione del franco svizzero rispetto alle altre valute. Tuttavia, ritengo che la probabilità di una distribuzione ai Cantoni e alla Confederazione non sia così bassa già a partire dall’anno prossimo, anche perché la Bns probabilmente continuerà a vendere valute estere e a aumentare il suo tasso di policy, il che dovrebbe contribuire a un rafforzamento del franco svizzero».

Come procederà ora la Bns?
«La Bns non è un’azienda orientata al profitto. Il suo mandato è quello di preservare la stabilità dei prezzi. A causa dell’inattesa accelerazione del tasso di inflazione a febbraio, resa nota questa mattina, ci aspettiamo che quindi aumenti il tasso di policy dall’attuale 1,0% all’1,75% a marzo e al 2,25% a giugno. Ciò contribuirà a aumentare la spesa per interessi della Bns nel 2023».

Al di fuori dei confini svizzeri, anche altre banche centrali hanno subito perdite?
«Dopo la crisi finanziaria globale, le banche centrali hanno aumentato notevolmente i loro bilanci, soprattutto acquistando titoli di Stato a basso rendimento. Ora che l’inflazione è accelerata, queste banche centrali devono aumentare rapidamente il loro tasso di policy. Poiché non possono ridurre in tempi brevi il loro bilancio e per garantire la trasmissione del tasso di policy all’economia, devono remunerare i depositi delle istituzioni finanziarie a un tasso di interesse più elevato. Di conseguenza, gli interessi passivi sono aumentati molto più rapidamente degli interessi attivi, determinando un calo della redditività delle banche centrali».

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