Variante sudafricana resistente al vaccino Pfizer: l’allarme dei ricercatori israeliani

Gabriele Stentella

13/04/2021

13/04/2021 - 14:43

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La variante sudafricana di SARS-CoV-2 sarebbe resistente al vaccino di Pfizer. Uno studio condotto dai ricercatori israeliani mette in luce le criticità dei dati forniti dall’azienda produttrice.

Il vaccino di Pfizer perderebbe la sua efficacia nei confronti della variante sudafricana del Coronavirus di Wuhan. A rivelarlo è uno studio condotto in Israele, stato che ha utilizzato soprattutto il siero Pfizer-BioNTech per raggiungere una copertura vaccinale avanzata che ha permesso un parziale ritorno alla normalità.

Questa notizia giunge all’indomani di una controversia che vede contrapposti lo stato israeliano e la compagnia statunitense, la quale ha bloccato gli ordini provenienti dal paese mediorientale.

Efficacia ridotta contro la variante sudafricana

Lo studio condotto da Clalit, importante e autorevole organizzazione sanitaria dello stato mediorientale, in collaborazione con l’Università di Tel Aviv, sembrerebbe aver portato alla luce uno scenario che in molti già avevano prospettato. La variante di SARS-CoV-2 isolata in Sudafrica (il cui nome scientifico è B.1.351) sarebbe resistente al vaccino Pfizer. Nello specifico, si è riscontrata un’alta prevalenza della variante negli individui positivi nonostante la vaccinazione con il siero elaborato dalla compagnia statunitense, pari a 8 volte rispetto ai non immunizzati.

Lo studio è stato condotto su 400 persone risultate positive al Coronavirus. Il risultato ha evidenziato che la variante B.1.351 si dimostra molto più resistente al vaccino rispetto al ceppo originale. Inoltre, stando alle dichiarazioni dei ricercatori, la percentuale di soggetti infettati con la variante del Sudafrica sarebbe stata notevolmente al di sopra delle aspettative.

Tuttavia, è doveroso sottolineare il fatto che i risultati dello studio condotto in Israele non sono ancora stati revisionati. Sono pertanto attesi ulteriori studi per confermare o smentire questi primi risultati.

Le critiche allo studio israeliano

La notizia ha ovviamente fatto il giro del Mondo e le prime critiche nei confronti di chi ha condotto questa ricerca non hanno tardato ad arrivare. Gli scettici evidenziano che il campione di soggetti analizzati è troppo piccolo per avere un peso a livello statistico. Anche il capo della Task Force Anti-COVID americana Dr. Anthony Fauci non ha risparmiato critiche nei confronti dello studio, ricordando che tutti gli altri studi condotti sulla variante sudafricana avevano dato esito opposto.

Pfizer infatti aveva condotto una serie di studi proprio nel paese africano in cui la variante B.1.351 era stata isolata e il campione preso in esame era il doppio rispetto a quello dello studio israeliano. In quell’occasione, non era stata provata la resistenza della variante al siero.

Per il momento in Israele la variante sudafricana è stata riscontrata solo nell’1% degli infetti e questa bassa diffusione della variante sudafricana rende i ricercatori non in grado di valutare l’efficacia del vaccino sia inferiore.

Nel frattempo, Pfizer ha già annunciato che saranno presto condotte ulteriori analisi sull’efficacia del siero anche sulla variante B.1.351., per confermare definitivamente i risultati dei test già condotti nel 2020.

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