Nestlé nel mirino degli attivisti: troppe pubblicità sulla tv bielorussa

Gabriele Stentella

7 Luglio 2021 - 12:33

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La vodese Nestlé continua a essere bersaglio degli attivisti, ma stavolta il terreno di scontro non sarebbero le questioni legati all’ambiente, bensì la notevole presenza televisiva dei prodotti di Nestlé in Bielorussia.

Nestlé torna a essere bersaglio di critiche da parte di numerose ONG, le quali stavolta puntano il dito sugli spot promozionali che la società con sede a Vevey avrebbe commissionato alle principali tv bielorusse.

La Bielorussia è un paese che ha sempre attirato su di sé l’attenzione dei media internazionali per la sua particolare situazione politica. Infatti questo paese rappresenta l’ultimo esempio di dittatura presente nel continente europeo, oltreché l’ultimo paese europeo a prevedere ancora la pena di morte per una serie di reati comuni.

Di cose viene accusata nello specifico Nestlé? Come hanno risposto alle accuse i vertici aziendali? Andiamo a vedere più dettagliatamente gli sviluppi di questa delicata faccenda.

ONG: Nestlé finanzierebbe la propaganda di regime, ma i vertici aziendali smentiscono tali voci

Negli scorsi giorni il CEO di Nestlé Mark Schneider e il Presidente del Consiglio di amministrazione Paul Bulcke si sono visti recapitare alcuni lettere firmate da cinquanta ONG nelle quali si chiedeva di prendere le distanze dalle autorità della Bielorussia.

In questo paese si sono verificati circa 40.000 arresti durante l’estate del 2020, molti dei quali eseguiti con metodi alquanto dubbi. A scatenare questa ondata di repressione furono le proteste esplose all’indomani delle ultime controverse elezioni presidenziali dl 9 agosto 2020. Il Presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko era stato rieletto con l’80% dei voti, percentuale che a detta dei manifestanti sarebbe stato frutto di ingenti brogli. Dopotutto, Lukašenko è al potere dalla prima metà degli anni ’90 e in più occasioni è stato accusato di violazioni dei diritti umani, oltreché di esercitare poteri di fatto dittatoriali.

Alla luce di ciò, gli attivisti accusano la Nestlé di sostenere il regime di Lukašenko e di rendersi finanziatrice della sua macchina propagandistica. La comparsa di alcuni spot dei prodotti Nestlé sulla tv di stato del paese costituirebbe, a detta delle ONG, una prova di tale intesa. Ovviamente i vertici aziendali hanno respinto ogni accusa, affermando che la presenza di spot pubblicitari sulle tv di un paese come la Bielorussia non costituisce prova alcune di un’eventuale intesa con Lukašenko.

Nestlé si difende e annuncia la riduzione del budget per la Bielorussia

A conferma della falsità di tali accuse, i vertici di Nestlé hanno fatto sapere che la società sta già diminuendo il budget pubblicitario per le campagne in Bielorussia.

La società ha poi rimarcato la sua assoluta neutralità nei confronti delle scelte politiche delle autorità dei numerosi paesi nei quali distribuisce i propri prodotti. Bisognerà vedere se queste dichiarazioni incontreranno o meno il favore degli attivisti.

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