Misure più severe per gli svizzeri non vaccinati, la proposta che già suscita polemiche

Gabriele Stentella

6 Luglio 2021 - 11:22

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Alcuni esperti suggeriscono alle autorità svizzere di mettere in atto misure più severe nei confronti dei soggetti non vaccinati, ma questo parere ha già suscitato numerose polemiche. Cosa è successo?

Si possono discriminare gli individui che non hanno ancora ricevuto il vaccino contro la COVID-19? Questa domanda è sempre stata oggetto di dibattiti aspri sia nel nostro paese che nel resto del mondo, ma recentemente le parole dell’esperto di economia comportamentale Dr. Gerhard Fehr hanno notevolmente riacceso i malumori nei confronti delle misure contro i non vaccinati.

Con il diffondersi della variante Delta e di una moltitudine di nuove varianti del SARS-CoV-2 che potrebbero addirittura rivelarsi più difficili da combattere di quelle fino ad ora conosciute, le autorità sanitarie hanno fissato la percentuale dei vaccinati ben al di sopra della copertura del 60% inizialmente prevista per il raggiungimento dell’immunità di gregge.

Alla luce di quanto premesso, quali sono le misure che auspica il Dr, Fehr e un numero sempre crescenti di esperti? In Svizzera possono essere applicate?

La discriminazione usata come arma per chi non si vaccina

Per il Dr. Fehr la migliore arma da utilizzare contro chi non si vaccina sarebbe da individuare in una serie di misure restrittive che possano far percepire all’individui un forte senso di discriminazione nei suoi confronti. Questa condizione finirebbe per spingere il soggetto ad accettare di prendere parte alla vaccinazione.

Fehr ha argomentato la sua tesi affermando che nella vita quotidiana moltissimi svizzeri si sentono in qualche modo discriminati, e che questo stato spesso li porta a fare qualsiasi cosa per migliorare la propria condizione. Gli esempio più elementari possono essere trovati nella frequentazione di corsi di lingua al fine di poter lavorare in un contesto linguistico differente o nell’inizio degli studi universitari per poter ambire un giorno a mansioni lavorative per le quali è richiesto un determinato titolo di studio.

Nello specifico il Dr. Fehr auspica nell’esclusione dei non vaccinati dagli eventi pubblici o dall’accesso a luoghi come ristoranti, teatri o cinema. Le parole di Fehr hanno già suscitato alcune polemiche, alle quali l’economista sembra rispondere in maniera molto sicura asserendo che in casi come questo non si può sacrificare la sicurezza e la libertà della maggior parte della popolazione per una minoranza che spesso agisce mossa da leggende e false notizie.

La Svizzera seguirà i consigli di Fehr?

In questo momento le parole di Fehr non sembrerebbero trovare molto seguito tra gli esponenti politici, sebbene non sia da escludere che nelle prossime settimane il governo possa esprimere un suo punto di vista sulla questione.

Fatto sta che molto dipenderà dall’evolversi dei contagi dovuti alle nuove varianti e al loro impatto sulle strutture sanitarie. Se la situazione dovesse progressivamente peggiorare, di sicuro le raccomandazioni di Fehr potrebbero essere prese maggiormente in considerazione. Al momento è ancora troppo presto per poterlo affermare con certezza.

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