Referendum del 18 giugno 2023: ecco per cosa si vota

Chiara De Carli

26/04/2023

26/04/2023 - 16:05

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I cittadini saranno chiamati a esprimersi su tre quesiti: imposizione minima per le multinazionali, legge sul clima e estensione della legge Covid-19.

Referendum del 18 giugno 2023: ecco per cosa si vota

Il prossimo 18 giugno, i cittadini svizzeri sono chiamati nuovamente alle urne per un nuovo referendum.
I quesiti che saranno sottoposti alla volontà della popolazione sono tre, decisi nella seduta del 15 febbraio scorso dal Consiglio federale.
Vediamo nel dettaglio su quali questioni gli elettori sono chiamati a esprimere il proprio parere.

Imposizione minima OCSE/G20 per grandi gruppi di imprese

Se pensiamo a quante volte è stata sollevata la questione del pagamento delle tasse da parte di grandi aziende come Google, Facebook, Apple o Amazon, che nonostante i loro bilanci da capogiro hanno sempre beneficiato del fatto di avere sede in un cosiddetto paradiso fiscale, possiamo comprendere meglio lo scopo della votazione popolare in previsione per il 18 giugno sull’imposizione minima.
Sostanzialmente, la Svizzera, con altri 140 Paesi membri dell’OCSE, ha pattuito che le multinazionali che realizzano una cifra d’affari annua di almeno 750 milioni di euro, dovranno pagare almeno il 15% di tasse.
Sino ad ora, infatti, le imprese che spostavano legalmente la propria sede in uno dei paradisi fiscali, si sottraevano all’imposizione del proprio reddito. O alla tassazione con aliquote ridotte.
Per introdurre la tassazione minima alle multinazionali, la Svizzera deve modificare la propria Costituzione e potrà intervenire sulla sovranità fiscale dei Cantoni, tramite un’imposta «integrativa».
Nel passato la esigua tassazione imposta dalla Svizzera, veniva giustificata sull’esigenza di compensare i costi di salari e proprietà immobiliari per uso aziendale ricorrendo a imposte più basse. In questo modo poteva mantenere la sua attrattività.
Di certo la normativa potrebbe far perdere interesse da parte delle aziende nei confronti della Svizzera. Tuttavia non aderendo all’imposizione minima, gli altri Paese dell’OCSE potrebbero prelevare sotto forma di imposta la differenza che manca per raggiungere il 15%. In altre parole, i soldi provenienti dalle tasse andrebbero all’estero.
Il Consiglio federale e il Parlamento raccomandano dunque di accettare il progetto. Poiché garantisce condizioni stabili e assicura entrate fiscali e posti di lavoro in Svizzera. Secondo le stime del Dipartimento federale delle finanze, infatti, per il primo anno il gettito dell’imposta integrativa generato si attesterà tra 1 e 2,5 miliardi di franchi. Il 75% delle entrate andrà ai Cantoni, mentre il 25% alla Confederazione. Grazie alla perequazione finanziaria, si legge sul sito della Confederazione, tutti i Cantoni ne trarranno profitto.

Legge sulla protezione del clima e il rafforzamento della sicurezza energetica (LOCli)

Lo scopo della legge sul clima si contrappone all’iniziativa per i ghiacciai, poiché non prevede un divieto dell’utilizzo di energie fossili come benzina, diesel, olio da riscaldamento e gas. Contro questa legge è stato chiesto il referendum. Gli obiettivi della Legge federale del 30 settembre del 2022 (LOCli) puntano ad azzerare le emissioni nette di gas serra entro il 2050 e di accelerare la transizione energetica vero le fonti rinnovabili, rendendo la Svizzera più indipendente dal punto di vista delle importazioni dei prodotti energetici. Con questo progetto, dunque, il Paese potrà ridurre progressivamente il consumo di petrolio e gas naturale. All’interno della legge sono infatti previsti degli incentivi finanziari per sostituire i vecchi riscaldmaenti a olio e a gas o elettrico per ricevere un contributo finanziario. Vengono inoltre sostenute le imprese che investono in tecnologie rispettore dell’ambiente.
Il Consiglio federale e il Parlamento raccomandano di accettare la proposta. Mentre il comitato referendario mette in guardia, poiché con questa politica si rischia di incrementare in modo significativo il fabbisogno di elettricità che si tradurre in un aumento cospicuo delle tariffe. Secondo il comitato manca una reale pianificazione.

Estensione della Legge Covid-19

Prorogando la legge Covid-19 fino a giugno 2024, sarà permesso di intervenire rapidamente in caso di necessità, soprattutto per proteggere le persone particolarmente a rischio e il personale sanitario.
È vero, ormai parlare di Covid sembra qualcosa di insolito, tuttavia non è chiaro se proseguirà verso questa via o se ci saranno nuovi colpi di scena nel medio e lungo periodo.
Accettando di estendere la scadenza della elgge in questioni, sarà possibile continuare a importare e a somministrare i farmaci necessari pre prevenire il decorso grave della malattia. La Confederazione potrà inoltre continuare a rilasciare il certificato Covid-19, soprattutto qualora dovesse essere nuovamente richiesto per recarsi all’estero. Si potrà continuare a consentire ai dipendenti di lavorare da casa, in presenza di positività al tampone.
Contro l’estensione della legge Covid-19 è stato richiesto un referendum: secondo il comitato referendario, infatti, prorogare tale legge è inutile e dannoso. Poiché discriminatoria verso la società.
Consiglio federale e Parlamento raccomandano, invece, di votare sì, in quanto strumento importante per Confederazione e Cantoni; una legge che permette, mediante la proroga di strumenti già collaudati, di proteggere persone a rischio e sistema sanitario.

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