ITALIA L’addio di Draghi preoccupa Moody’s: outlook italiano diventa ’negativo’

Chiara De Carli

08/08/2022

08/08/2022 - 11:21

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Nei prossimi mesi l’economia italiana dovrà far fronte alle elezioni del nuovo governo, alla crisi energetica e agli obiettivi del Pnrr. L’agenzia di rating ha quindi deciso di declassare l’outlook italiano a ’negativo’ da ’stabile’.

ITALIA L'addio di Draghi preoccupa Moody's: outlook italiano diventa 'negativo'

Per il secondo mese consecutivo, la produzione industriale in Italia è scesa ancora. A giugno si è attestata in calo del 2,1%, dopo la flessione dell’1,1% registrata a maggio. Inoltre, la caduta del governo Draghi influisce negativamente sulle prospettive economiche del Paese, nonostante il trimestre si è mantenuto in crescita. Una fotografia che non convince Moody’s: l’agenzia ha infatti confermato il rating Baa3, rivedendo al ribasso le prospettive a ‘negative’ da ‘stabili.
Le motivazioni sono da ricondurre a “rischi materiali sulle prospettive di crescita legate all’esecuzione del Pnrr e alle forniture energetiche”. Perplessità e incertezze alimentate dalla fine del governo Draghi e dalle conseguenti elezioni anticipate al 25 settembre prossimo.
Secondo Moody’s, l’Italia deve stabilire con precisione gli obiettivi per l’attuazione del Pnrr. Altrimenti la nazione potrebbe “restare più esposta alla fiducia degli investitori in un momento in cui il governo ha bisogno che gli investitori giochino un ruolo” maggiore nel debito italiano. L’agenzia inoltre non vede di buon occhio lo scudo anti-spread annunciato dalla Bce.

Non è d’accordo il Mef

A riguardo, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) prende posizione, definendo la revisione al ribasso “opinabile”. Secondo il Ministero, infatti, i numeri dell’economia italiana sono buoni, con un dato più che positivo sul Pil nel secondo trimestre; e “le elezioni anticipate non costituiscono un’anomalia del contesto delle democrazie europee”. Il Governo dimissionario si dice dunque fiducioso sia sul fronte economico sia sull’attuazione del Pnrr.
Anche per l’Istat, l’istituto di statistica nazionale, il Pil del secondo trimestre ha mostrato una “decisa accelerazione” dell’economia; mentre sul fronte del manifatturiero rimane perplesso: nei prossimi mesi si prospetta un’ulteriore flessione della produzione.

Economia internazionale

Lo scenario internazionale, intanto, è contraddistinto da segnali di rallentamento dell’economia, con la morsa dell’inflazione che si fa sempre più aggressiva. Per queste ragioni, spiega l’Istat, l’evoluzione della congiuntura è messa in pericolo dall’aumento del disavanzo della bilancia commerciale, dalla diffusione dell’inflazione dal marcato peggioramento della fiducia dei consumatori.
Nonostante in Europa i dati parlano già di un evidente peggioramento, secondo l’istituto di statistica, in Italia negli ultimi sei mesi ha mostrato un andamento migliore del previsto. Nel secondo trimestre, ricorda l’Istat, il Pil ha segnato una decisa accelerazione rispetto ai tre mesi precedenti (+1%), portando ad una crescita acquisita per il 2022 del 3,4%, superiore alle recenti stime del Fondo monetario internazionale (3%). Anche sul fronte del mercato del lavoro, il tasso di occupazione è al massimo dal 1977 al 60,1%, con la diminuzione di inattivi e disoccupati.

Preoccupa la produzione industriale

Quello che più preoccupa, piuttosto, è la produzione industriale. L’onda negativa registrata in maggio si è protratta su giugno, estendendosi a quasi tutti i settori, a eccezione di quello dell’energia (+1,9%).
Tra maggio e giugno è scesa la produzione di quasi tutti i beni: i beni strumentali come macchine e motori sono calati del 3,3%, beni di consumo come mobili ed elettrodomestici sono stati prodotti per il 2,1% in meno, i beni intermedi, ovvero prodotti chimici, metalli, tessuti, giù dell’1,3% .
Dati che non lasciano intravedere nulla di buono all’orizzonte, anche per Confcommercio che avverte: "Due indizi non fanno una prova ma, considerando anche le recenti variazioni negative degli indici di fiducia e delle vendite al dettaglio, confermano che una brusca frenata dell’economia italiana sul finire dell’estate è una possibilità per nulla remota".

Sul fronte delle famiglie

Codacons e l’Unione dei consumatori sono preoccupati per le famiglie: la riduzione dei beni di consumo è indice prossimo di un’inflazione alle stelle.
Già nelle prossime settimane sono attesi rincari dell’1,7% sui generi alimentari, che portano al 14,9% l’aumento dei prezzi alla produzione su base annua.

Effetti positivi? Sì, per le entrate erariali

Non solo effetti negativi, l’inflazione porta con sé anche qualche vantaggio, per lo meno per i conti pubblici. L’incremento dei prezzi al consumo influenza la crescita del gettito Iva: in altre parole, le entrate erariali sono cresciute del 13,5% rispetto all’anno scorso.

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