Credit Suisse solleva la testa. Luca Soncini e Franco Citterio: «Il fallimento è escluso»

Chiara De Carli

16/03/2023

20/03/2023 - 10:41

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Alla seconda banca svizzera deve riconquistare la fiducia di clienti e investitori, dimostrando con i fatti e con una comunicazione trasparente, la bontà della strategia messa in atto.

Credit Suisse solleva la testa. Luca Soncini e Franco Citterio: «Il fallimento è escluso»

La mano tesa da parte dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) e della Banca nazionale svizzera (Bns) a Credit Suisse è stata ben accolta dai mercati finanziari, permettendo al titolo dell’istituto elvetico di rimbalzare agli inizi degli scambi di giovedì al 30%. Nella notte la seconda banca svizzera aveva informato di aver deciso di sfruttare un prestito della Bns di 50 miliardi di franchi. Misura presa in seguito alla tempesta che ieri ha portato il titolo quotato sulla Borsa di Zurigo a chiudere in perdita del 24% a 1,7 franchi svizzeri, dopo aver toccato il fondo a 1,55 franchi.
A indurre la perdita di fiducia negli investitori, le dichiarazioni di Ammar Al Khudairy, presidente della Saudi National Bank (Snb), primo azionista della banca con una partecipazione al 9,9% dallo scorso anno, e del presidente di Credit Suisse Axel Lehmann.
Al Khudairy, intervistato da Bloomberg TV, ha dichiarato l’impossibilità da parte della Snb a intervenire, fornendo ulteriore liquidità alla banca, dopo l’iniezione da 1,5 miliardi di franchi avvenuta in occasione dell’ultimo aumento di capitale. Lehmann, alla Cnbc, ha rifiutato di commentare una domanda sulla necessità di un aiuto governativo, alla luce di quanto accaduto alla Silicon Valley Bank.
Parole che non sono piaciute affatto, anche a seguito delle recenti notizie che parlano ancora di elevati deflussi da parte dei clienti. Nel quarto trimestre del 2022 le cifre hanno registrato prelievi per oltre 110 miliardi di franchi e pochi giorni fa, la banca ha comunicato che la tendenza è diminuita, ma non ancora invertita. Insomma, le dichiarazioni dei due non hanno fatto altro che fomentare la svendita del titolo.

Isteria o mancanza di fiducia?

«La finanza, in generale, è ancora fragile - spiega Luca Soncini, docente di finanza all’Università della Svizzera Italiana (Usi) e membro del cda di BancaStato (nella foto in alto a sx) -. Non siamo ancora usciti dalla crisi scoppiata nel 2008 e, quindi, si è esposti a reazioni anche esagerate su singol dichiarazioni, soprattutto se infelici. La Saudi National Bank ha solo dichiarato che non aumenterà la sua partecipazione del 9,9% (e però è stata male interpretata), il ceo di CS ha “solo” detto che l’esposizione nella Silicon Valley Bank “non è rilevante” (e naturalmente ci si scatena sulle conseguenze).» Più che di isteria, Soncini parla «di realtà interconnessa, di fenomeni veloci come la corsa agli sportelli che naturalmente è molta pericolosa. Per qualsiasi banca».
Credit Suisse è stata in sostanza travolta da una serie di problemi che il docente dell’Usi elenca uno a uno: «di strategia, di reputazione, di redditività e soprattutto di gestione dei rischi, ma non di solvibilità e, fino a ieri, non di liquidità». La banca è un’osservata speciale da ormai quattro mesi, in altre parole da quando sta implementando la nuova revisione strategica.
«Il mercato osserva - continua -. Molti, non convinti, hanno lasciato la banca, ma in generale, volendo anche concedere un paio di “quarters” per vedere i primi risultati, si stava aspettando. Il disastro di questi giorni ha costretto BNS e Finma a lanciare un chiaro segnale».

Stabilità difficile da riconquistare

«Non è un esercizio facile, ma penso proprio sarà raggiunta. Sapendo che, come ultima ratio, c’è la scomposizione/integrazione delle varie linee di business, ovvero un’accelerazione disordinata ed estrema di quanto stava già facendo il nuovo management. E poi c’è la possibilità che qualcuno la rilevi. Facciamo un conto: a 2 CHF, la capitalizzazione di borsa è di circa CHF 8 miliardi. Significa essere valutati 1/5 del Book Value».
Il fallimento, a ogni modo, sembra escluso. «Non si arriverà a tanto - precisa Soncini -. Bisogna solo riuscire a calmare mercato, clienti e concorrenti». Per farlo Credit Suisse deve essere «coerente, “fare sistema” con Autorità - come hanno iniziato a fare stanotte - e banche nell’interesse di tutti. Essere trasparenti, ma anche mirati nella comunicazione. Devono inoltre “fare squadra” con i propri dipendenti. La fiducia si costruisce, secondo me, soprattutto con l’esempio “top down”, la chiarezza d’intenti e uno staff che, in prima linea, è convinto e informato».

Misure sufficienti?

Intanto piazza finanziaria e clienti CS in primis si domandano se l’intervento di Finma e Bns metterà in salvo le sue sorti.
«Qui le parole d’ordine sono: tempestività e coerenza. Cito a volte l’esempio di Draghi quando il 26 luglio 2012 disse, senza nemmeno alzare la voce, che avrebbe difeso l’Euro “Whatever it takes”. Aggiungendo “and believe me, it will be enough”. Punto, a capo. E poi lo fece».
Guardando al futuro tuttavia le previsioni sono difficili da formulare. «Si possono ipotizzare diversi scenari: il “best” che nel giro di massimo 10 giorni torna la calma e allora pian piano la finanza e il CS ricominciano da dove erano l’altro giorno. Poi ci vorrà pazienza, soprattutto per le quotazioni del CS per il quale non ci voleva proprio questo disastro in un momento già delicato. Mentre dal punto di vista della nuova strategia si dovrà anzi accelerare per mostrare in tempi brevi risultati.
L’altro scenario (il “worst”) che la fiducia stenti a ripartire e allora per la finanza si rischia di entrare in una situazione tipo quella sperimentata tra il 2007 e il 2009 e ci sarà da rimboccarsi le maniche, nelle banche e fuori».

Il fallimento di CS non è nei piani della Confederazione

Per Franco Citterio (nella foto in alto a dx), direttore dell’Associazione bancaria ticinese (ABT) il passo falso è stato compiuto proprio dalla Snb che in quanto maggiore azionista ha rinunciato «a iniettare nuovi capitali» scatenando poi «una crisi di sfiducia che si è estesa sui listini di Borsa, già pesantemente influenzati dal fallimento della banca americana SVB». Il fallimento sembra un’ipotesi molto lontana anche per il direttore dell’ABT: «Escluderei a priori che la Confederazione lascerà fallire la banca. Credit Suisse è una delle cinque banche a rischio sistemico, per le quali valgono livelli di capitalizzazione molto alti e, in casi estremi, è previsto l’intervento dello Stato».
Fondamentale ripristinare ora «fiducia e credibilità. Il prestito di liquidità della Bns ha contribuito oggi alla ripresa del titolo in Borsa e dovrebbe essere sufficiente per uscire dalla burrasca.
A medio termine sarà fondamentale dimostrare con i fatti che le misure di risanamento annunciate negli scorsi mesi abbiano un effetto concreto sui risultati. Il compito del management della banca sarà anche quello di comunicare in maniera trasparente e dimostrare la bontà della strategia in atto».

Il titolo tiene

A mezz’ora dalla chiusura delle contrattazioni, il titolo viaggia in rialzo del 19,09% a 2,02 franchi per azione. Nella prima giornata di scambi sembra dunque che queste misure abbiano riconquistato la fiducia da parte degli investitori, resta da capire se anche per i clienti sarà lo stesso. E se nei prossimi giorni non ci saranno nuove sorprese.

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